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Recensione del concerto del 14 11 2022

Il violoncello di Enrico Dindo alle Serate Musicali del Conservatorio

È tornato in Conservatorio il violoncellista Enrico Dindo, da oltre vent’anni direttore della compagine cameristica I Solisti di Pavia da lui fondata nel 2001.

L’impaginato scelto, di grande impatto melodico, prevedeva brani della fine ‘800 e soprattutto della prima metà del secolo scorso, lavori di Bruch, Weinberg, R.Strauss, Messiaen e Fuchs. Il brano introduttivo, il noto Kol Nidrei per violoncello e archi ( riduzione di Enrico Dindo) ha evidenziato subito le intense sonorità dell’eccellente violoncello di Dindo. Un brano di lancinante intensità emotiva, composto da Bruch nel 1881 su melodie ebraiche e restituito con profondità espressiva dal cellista, coadiuvato ottimamente dai Solisti di Pavia, in un rapporto dialettico unitario tra solista ed archi.

Il brano successivo, una rarità del musicista polacco Mieczyslav Weinberg, era il Concertino per violoncello ed archi op.43bis. È un brano in tre movimenti del 1948 riscoperto da pochissimi anni che ritrova le qualità musicali più tipiche del compositore, influenzato dal tardo romanticismo e dalla musica russa, specialmente quella di Šostakovič. Ottima la resa timbrica del solista e degli archi.

Ancora un brano particolarmente melodico di Richard Stauss con la Romanza per violoncello ed archi ( riduzione di Dindo), un Adagio cantabile tardo romantico del 1883 di intensa pregnanza espressiva.

Un cambio di registro, sempre nella più appariscente esternazione melodica, si è avuto con il luminosissimo brano di Oliver Messiaen tratto dal celebre Quartetto per la fine del tempo, nel quinto movimento Louange à l’Éternité de Jésus, una melodia dal sapore trascendentale, quasi ipnotico nella sua lenta evoluzione, con un tema ancorato alle armonizzazioni degli archi nello stile inconfondibile del grande compositore francese.

Eccellente la resa di Dindo e degli orchestrali. Impatto di leggerezza e gradevolezza nell’ultimo lavoro dell’impaginato, assolutamente di raro ascolto, con la Serenata per archi n.2 op.14 di Robert Fuchs. Un brano del 1876 di grande impatto sonoro per la sua musicalità classica e folcloristica, con almeno due movimenti di immediata orecchiabilità come l’Allegro risoluto, ripetuto anche come primo bis, e il Presto finale.

Apllausi fragorosi dai presenti e altri due bis, questa volta per il solo Dindo, con il J.S. Bach del Preludio dalla Suite n.1 per violino solo e l’Alemanda in re maggiore. 

Bravissimi tutti!!

15 Novembre 2022 Cesare Guzzardella

Foto di Alberto Panzani

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