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GABRIEL CROITORU – MIHAI UNGUREANU

Violinista GABRIEL CROITORU
Pianista MIHAI UNGUREANU

Dettagli evento
  • Data : 19 Maggio 2025, ore 20:45
  • Luogo : Sala Verdi – Conservatorio di MIlano, via Conservatorio 12, 20122 Milano
  • Biglietti: Settore 1: Intero 35€, ridotto 30€ – Settore 2: Intero 30€, ridotto 25€
  • Acquista on-line

Sala Verdi – Conservatorio di Milano

Via Conservatorio, 12
Milano, 20122 Italia
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Programma

«Il “Violino Cattedrale” Guarneri del Gesù di George Enescu»

GIUSEPPE TARTINI (1962 – 1770)
Sonata per violino in sol minore «Il Trillo del Diavolo»
Largo – Allegro – Andante

JOHANNES BRAHMS (1833-1897)
Sonata n.2 in la maggiore per violino e pianoforte op.100
Allegro amabile – Andante tranquillo Vivace. Andante. Vivace di più
Allegretto grazioso quasi Andante

GEORGE ENESCU (1881 – 1955)
Sonata n.3 in la minore per violino e pianoforte op.25
“Dans le caractère populaire roumain“

Moderato malinconico – Andante sostenuto e misterioso
Allegro con brio, ma non troppo mosso

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GABRIEL CROITORU

Ha studiato presso il Liceo e l’Università di Bucarest con Mihai Constantinescu, Modest Iftinchi e Stefan Gheorghiu e si è perfezionato con Salvatore Accardo e Zino Francescatti.
Vincitore nel 1976 del Concorso Henryk Wieniawski di Lublino e nel 1991 del Pablo Sarasate in Spagna nel 1991, è stato premiato anche in altri importanti competizioni internazionali, tra cui il Tibor Varga di Sion e il Paganini di Genova, ottenendo rispettivamente il secondo e terzo premio.
Solista dell’Orchestra Nazionale della radio rumena e della Filarmonica di Ploiesti, è anche primo violino del quartetto transilvano e docente presso l’Accademia di Musica di Bucarest.
Ha tenuto concerti in Europa e in Asia ospite di importanti orchestre: Royal Philharmonic di Londra, Sinfonica di Montecarlo, Orchestra del Gewandhaus di Lipsia, Orchestra Sinfonica della Galizia, String Festival Orchestra di Lucerna, l’Orchestra Sinfonica di Malaga, collaborando con direttori tra cui Leopold Hager, Emanuel Krivinne, Michel Tabachnik, Horia Andreescu e Jacques Bodmer.
Con l’Orchestra Sinfonica di Nizza sotto la direzione di Claude Bardon ha registrato i Concerti di Paganini e Ciaikowski mentre con l’Orchestra di Malaga diretta da Jacques Bodmer ha inciso l’Integrale per violino e orchestra di Pablo de Sarasate, autore di cui è considerato tra i massimi interpreti.
È l’unico violinista cui il Ministero della Cultura della Romania ha concesso di suonare l’unico esemplare del Guarnieri del Gesù del 1731 – “Cattedrale” – esistente in tale paese, appartenuto George Enescu e attualmente custodito presso l’omonimo museo.

MIHAI UNGUREANU

Nato a Craiova – Romania, ha studiato pianoforte all’Accademia di Musica di Bucarest, prima con Dan Grigore e poi con Iona Minei, diplomandosi nel 1981.
Ha ricevuto numerosi premi tra i quali il Primo Premio al Festival Nazionale per solisti e il Premio dell’Unione dei critici di musica e teatro.
Fino al 1990, non potendo tenere tournée all’estero, a eccezione di URSS e di alcuni Paesi del blocco orientale, ha tenuto concerti in recital e con orchestra in tutte le più importanti Sale della Romania; successivamente dopo la Rivoluzione, ha potuto farsi conoscere anche all’estero tenendo concerti, incidendo dischi e partecipato a programmi radiofonici e televisivi.
Ha effettuato tournée in Argentina, Bulgaria, Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia, Jugoslavia, Macedonia, Moldavia, Austria, Polonia, Svizzera, Spagna, Repubblica Ceca, Ungheria, USA, Canada e Giappone.
Il suo repertorio comprende le più grandi Opere classiche, i Concerti per pianoforte di Bach, Haydn, Mozart, Beethoven, Chopin, Brahms, Liszt, Dvořak, Rachmaninov, Ciaikovski e Gershwin.
Ama eseguire composizioni di artisti rumeni come Bentoiu, Enescu, Lipatti, Silvestri. Suona regolarmente con la violinista Jennny Abel, con la quale ha anche registrato numerosi CD.
Ungureanu è stato membro di giurie di concorsi internazionali e ha tenuto conferenze in Germania, Giappone e Canada.
Oltre alla sua intensa attività concertistica, ricopre il ruolo di Direttore Artistico della Filarmonica di Stato di Craiova.


GIUSEPPE TARTINI

Sonata per violino in sol minore «Il Trillo del Diavolo»

Alla carriera ecclesiastica Tartini preferì l’eccellenza nella scherma e il matrimonio.
Preferì la musica, l’indagine musicale (anche quella acustica) tanto da diventare strumentista e compositore, teorico e didatta famoso in Europa.
A tutto preferì il violino che, inseguito dalla madre e dal Vescovo di Padova per le nozze contratte, trovato asilo nel convento di San Francesco ad Assisi, Tartini praticò intensamente da autodidatta (ma col contributo determinante – sembra – dell’esempio di Veracini per la tecnica dell’arco) con produzione di Sonate e Concerti. In tutto oltre 300 numeri, quasi sempre per violino, il più (se non l’unico) popolare dei quali resta Le trille du Diable, come l’editore Cartier titola ne L’Art du Violon (Parigi 1798).
Lavoro, la cui scabra e inquietante originalità, ricava un caso unico nel mare magnum tartiniano. Componimento atipico non solo nella fascinazione di sogno e leggenda per cui, nel 1713 secondo la data tradizionale della Sonata), negli anni Quaranta in base ai dati stilistici, il Diavolo sarebbe apparso in sogno a Tartini per esserne immortalato. La storia de Il trillo del diavolo inizia con un sogno fatto una notte del 1713: come raccontò all’astronomo francese Jérôme Lalande, Tartini avrebbe sognato di stipulare un patto col diavolo, avendolo poi al proprio servizio.

L’aneddoto è così raccontato da Tartini stesso: «Una notte sognai che avevo fatto un patto e che il diavolo era al mio servizio.
Tutto mi riusciva secondo i miei desideri e le mie volontà erano sempre esaudite dal mio nuovo domestico. Immaginai di dargli il mio violino per vedere se fosse arrivato a suonarmi qualche bella aria, ma quale fu il mio stupore quando ascoltai una Sonata così singolare e bella, eseguita con tanta superiorità e intelligenza che non potevo concepire nulla che le stesse al paragone. Provai tanta sorpresa, rapimento e piacere, che mi si mozzò il respiro.
Fui svegliato da questa violenta sensazione e presi all’istante il mio violino, nella speranza di ritrovare una parte della musica che avevo appena ascoltato, ma invano. Il brano che composi è, in verità il migliore che abbia mai scritto, ma è talmente al di sotto di quello che m’aveva così emozionato che avrei spaccato in due il mio violino e abbandonato per sempre la musica se mi fosse stato possibile privarmi delle gioie che mi procurava».

La versione più leggendaria è di Fritz Kreisler, che aggiunge fioriture e cadenze (l’“Amico Fritz”, come lo chiamava Puccini che qualche volta passava per il suo sosia, o viceversa). Del resto, più grande leggenda di Fritz Kreisler per il violino non c’è. La Sonata si conclude con un Allegro che mescola la grazia impagabile e l’effetto irresistibile dei trilli, una delle trovate geniali di Tartini.

JOHANNES BRAHMS

Sonata n.2 in la maggiore per violino e pianoforte op.100

Pubblicata nel 1886, la Sonata op.100 era nata in Svizzera, sulle rive del Iago di Thun, durante uno di quei soggiorni estivi così cari a Brahms, che ne approfittava per celebrare in solitaria letizia i riti del suo culto della natura.


È un’opera di particolare «felicità», ed è il primo lavoro cameristico di Brahms dopo gli anni dedicati quasi esclusivamente alle due ultime Sinfonie: sembra quasi un momento di ristoro alla tensione di quello sforzo, prima che esso riprendesse, sempre nel campo della musica da camera, alla ricerca del coronamento dell’esperienza creativa del compositore. Ma di fatto, la levigata perfezione del linguaggio strumentale di questa Sonata, la purezza del suo fluido discorso melodico, la delicatezza delle tinte, nascondono anche qui l’impegno tenace e incontentabile dell’accanito costruttore di forme.

La profonda elaborazione tematica del primo movimento, la sagacia con cui è costruito il secondo, ove secondo una tecnica prediletta di Brahms, si fondono ì principi dei due tempi centrali della Sonata classica, basterebbero da soli a denunciare, ad onta della tranquilla gioiosità delle atmosfere espressive, il lavoro minuzioso del compositore.

Il primo tema del movimento iniziale si snoda placidamente nella cantabilità «amabile» di un motivetto di quattro misure, per poi ampliarsi quasi di soppiatto in progressive variazioni degli incisi. Il secondo gruppo tematico recupera invece una generosa larghezza di fraseggio, animandosi nelle terzine dell’accompagnamento pianistico, mentre dalla ricchezza dell’invenzione melodica scaturiscono altre idee secondarie, in un variopinto pullulare di spunti
ritmici. Da una di queste idee secondarie, quasi un vero e proprio terzo tema, prevalentemente ritmico, è arricchita la sezione degli sviluppi, basata principalmente sul primo tema.

Dopo la ripresa, un lungo pedale introduce una Coda molto estesa e sviluppata.
L’Andante tranquillo presenta un tema cantabile, disteso in un lungo arco melodico. Con esso contrasta una sezione, Vivace, basata su un motivo leggerissimo, saltellante, quasi uno Scherzo intarsiato nel tempo lento.
Si tratta in realtà di una variazione, abbastanza sviluppata, del tema iniziale, che modulando a re maggiore prepara il ritorno dell’Andante. A questo segue un’altra variazione in tempo mosso, quindi l’ultima ripresa del tema originale, prima di una breve Coda, ancora Vivace. Il terzo movimento sembra voler ricondurre la Sonata nel clima dell’Allegro amabile: un tema piuttosto slanciato, alleggerito dalla strumentazione discreta della parte pianistica, dà luogo, assieme ad altri spunti melodici, ad un discorso ritmico quanto mai trasparente e sfumato. L’arco dinamico supera raramente il mezzoforte, mentre le atmosfere espressive cercano l’affinità più che il contrasto.

GEORGE ENESCU

Sonata n.3 in la minore per violino e pianoforte op.25

“Dans le caractère populaire roumain“

Composizione del 1926, la Sonata n.3 per violino e pianoforte di George Enescu è una delle opere più interessanti della maturità del compositore rumeno; qui realizza una perfetta sintesi tra forme classiche e ispirazioni popolari senza, peraltro, prendere in prestito singoli motivi della tradizione.

Come lo stesso Enescu indica nel sottotitolo, piuttosto che ricorrere a citazioni di melodie popolari, cerca di trasmetterne il carattere inventando nuovo materiale tematico elaborato in uno stile che imita intonazioni, ritmi e modalità esecutive del folklore rumeno. La Sonata, eseguita per la prima volta a gennaio del 1927, a Oradea, dallo stesso compositore e dal pianista Nicolae Caravia, venne accolta con grande entusiasmo di pubblico, bissato nel marzo seguente a Parigi in un concerto nella Salle Gaveau.

La Sonata è suddivisa in tre movimenti: Moderato malinconico; Andante sostenuto e misterioso; Allegro con brio, ma non troppo mosso.
La partitura è particolarmente ricca di istruzioni in modo che l’esecuzione abbia carattere di “autenticità”; il violino suona come un violino zingaro e la scrittura per pianoforte imita il cimbalom (detto anche salterio ungherese, è uno strumento musicale a corde battute e in alcuni casi, per esempio in Italia, pizzicate) e il kobza (strumento molto antico, appartenente alla famiglia del liuto, evoluzione locale dell’oud turco e del barbat persiano, diffuso in Moldavia e Romania, utilizzato nell’ambito della musica folk.).

I. Moderato malinconico – Il movimento iniziale è in forma-sonata con due soggetti contrastanti: nostalgico il primo, molto più animato il secondo.
La Sonata si apre con un serie di scale orientali discendenti del pianoforte mentre il violino sembra quasi impegnato in un soliloquio.
Passaggi esotici, energici, effetti tonali ottenuti col vibrato, col pedale, con glissando e con pizzicati; conclusione elusiva e sognante.

II. Andante sostenuto e misterioso – Il movimento centrale è ispirato alla doina, forma utilizzata nelle melodie contadine rumene (in rumeno, “doină” significa “canto tradizionale” e indica un genere musicale spesso improvvisato e solenne). La sezione d’apertura è sostenuta dalla ripetizione ipnotica del pianoforte di una singola nota; la sezione centrale, più dinamica, presenta spunti di notevole tristezza.

III. Allegro con brio, ma non troppo mosso – L’ultimo movimento inizia subito con un tema festoso di tipo contadinesco; i due strumenti sembrano impegnati in un duello rapsodico e a tratti ironico. Le sonorità iniziali, evocative e un po’ nebulose, si schiariscono nelle battute finali; la musica diventa fragorosa e percussiva.