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Quartetto MAGNA GRAECIA

«Giovani interpreti»

Manuel ARLIA, Violino I
Teresa GIORDANO, Violino II
Giuliana CAMMARIERE, Viola
Francesco VALENZISI, Violoncello

Si ringrazia

Dettagli evento
  • Data : 24 Marzo 2025, ore 20:45
  • Luogo : Sala Puccini – Conservatorio di MIlano, via Conservatorio 12, 20122 Milano
  • Biglietti:
    • I° settore: Intero € 20,00 – Ridotto € 18,00
    • II° settore: Intero € 18,00 – Ridotto € 16,00
  • Acquista on-line

Sala Puccini – Conservatorio di Milano

via Conservatorio 12
Milano, 20122 Italia
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Programma

ANTONIN DVÔRAK (1841 – 1904)
Quartetto per archi n. 12 “Americano” in fa maggiore op.96
Allegro, ma non troppo
Lento
Molto vivace
Finale

GIACOMO PUCCINI (1858 – 1924)
Crisantemi, Elegia per quartetto d’archi
Andante mesto

DMITRI SHOSTAKOVICH (1906 – 1975)
Quartetto per archi n.8 in do minore op.110
Largo
Allegro molto
Allegretto
Largo
Largo

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QUARTETTO MAGNA GRAECIA


Il Quartetto d’Archi Magna Graecia, composto da giovani musicisti, si dedica sia al repertorio classico che a quello contemporaneo, alla ricerca di nuove sonorità.
I membri del Quartetto si sono formati con artisti e docenti di spicco, tra cui Francesco Manara, Alina Komissarova, Roberto Trainini, Andrea Repetto, Antonello Farulli, Héloise Geoghegan, Daniele Orlando, Stefano Pagliani e Alessandro Milani.
Singolarmente, hanno collaborato con importanti orchestre, tra cui l’Orchestra del Teatro San Carlo di Napoli, l’Orchestra del Teatro Massimo di Palermo, l’Orchestra Sinfonica Siciliana, l’Orchestra Verdi di Salerno, l’Orchestra Sinfonica Brutia e l’Orchestra Cilea di Reggio Calabria.
Hanno inoltre suonato con l’Orchestra Cherubini diretta da Riccardo Muti e con l’Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza.


Il Quartetto ha all’attivo numerosi concerti in prestigiose sale e per importanti Festival e Associazioni quali il Festival Armonie della Magna Graecia di Tropea, l’Associazione ACAM di Crotone, la Camerata Polifonica Siciliana e le Serate Musicali di Milano (Salone d’Oro della Società del Giardino, pianista Emilio Aversano).
Tra i prossimi impegni il Quartetto ha in programma una fitta rete di appuntamenti, tra i quali spiccano registrazioni e concerti in collaborazione con importanti artisti e compositori.


ANTONIN DVÔRAK

Quartetto per archi n. 12 “Americano” in fa maggiore op.96

Il Quartetto op. 96, composto nel giugno del 1893 nella cittadina di Spilville, popolata di boemi immigrati, nello stato americano dello Yowa (si sa che il musicista diresse nel biennio 1892-1894 il National Conservatory di New York, su invito della munifica signora Jeannette Thurber, fondatrice di tale istituzione). Per questo motivo il Quartetto (gli altri tre, in mi maggiore op. 80, in la bemolle maggiore op. 105 e in sol op. 106 furono scritti a Praga) viene chiamato “Americano” anche perché contiene accenti e richiami tematici del folclore statunitense così come avviene nella Sinfonia “dal Nuovo Mondo”.

Infatti, nel primo movimento domina un tema avviato dalla viola e ripreso ampiamente dai violini che riecheggia chiaramente una melodia del folklore americano, tra varietà di armonie e ritmi sincopati, espressioni del sentimento di gratitudine dell’artista verso il paese che lo ospita. Intensamente emotivo è il secondo tempo Lento, con la malinconica, cantilena dei violini e della viola accompagnati dal pizzicato del violoncello; la frase diventa sempre più insistente e scavata nel suo gioco ripetitivo, sino a toccare con gli accordi gravi del violoncello e con il lugubre tremolo della viola momenti di sconfortante pessimismo. Nel terzo tempo cambia completamente l’atmosfera e ci si ritrova tra le affettuosità melodiche e le piacevolezze ritmiche tipiche della migliore vena creatrice di Dvorak.

Ancora più esaltante e ricco di umori popolareschi è il Rondò finale, una pagina di inconfondibile sapore boemo per la qualità della musica spigliatamente naif, impostata su un vivace e scattante andamento di danza contadina, che lascia pensare ad antiche feste nuziali all’aperto.

GIACOMO PUCCINI

Crisantemi, Elegia per quartetto d’archi

Quando compone Crisantemi, originale per quartetto ma disponibile anche per orchestra d’archi, Puccini ha 32 anni. Lo scrive nel 1890, in occasione della morte di Amedeo di Savoia, duca d’Aosta, figlio dell’allora re d’Italia Vittorio Emanuele II. L’indicazione è Andante mesto. Lo compone di getto, in una sola notte. Il 26 gennaio 1890, il brano viene eseguito in prima assoluta a Milano. Il successo è così immediato, che quella stessa sera i musicisti del Quartetto Campanari sono costretti a risuonarlo dopo gli applausi. L’impasto sonoro lascia un segno tale nello stesso Puccini che il compositore utilizza la musica dei Crisantemi nell’ultimo atto della Manon Lescaut (1892).

É un’Elegia toccante per chi ascolta, con un’idea melodica subito mesta, compassionevole, inquieta, ma forte e di rifugio alla tristezza; seguita da una pausa che mai come in questo caso si fa silenzio e rispetto per i defunti, poi irrobustita da un secondo tema, doloroso, nel cuore del quartetto, esposto dal primo violino sulle pulsazioni della viola; poi il primo violino e violoncello ripetono la melodia, raddoppiando all’ottava, e tutta la potenza degli archi si apre con ampiezza quasi orchestrale per illuminare le tenebre, per poi tornare al tema principale, in una semplice forma A-B-A, in cui l’episodio principale, denso di cromatismo cupo, si alterna a un tema più quieto, ma sempre di profonda mestizia, in un discorso armonico che ha gli orizzonti sonori cameristici e tardoromantici di Richard Strauss o di Gustav Mahler.

La musica non può che far pensare ai crisantemi che ne accompagnano il funerale e dà loro la profondità della melodia e dell’armonia, li trasforma in musica, un solo movimento, un pensiero sul trapasso e sulla pietà per chi rimane, dipinto in poche pennellate, solo strumentali, senza quelle arie meravigliose che affollavano la sua fantasia inesauribile di compositore d’opere.

DMITRI SHOSTAKOVICH

Quartetto per archi n.8 in do minore op.110

Nel luglio 1960, il governo sovietico chiese a Shostakovich di recarsi nella Germania dell’Est, per seguire un gruppo di cineasti impegnati nella realizzazione del film Cinque giorni – cinque notti, 1960, per il quale il compositore avrebbe scritto le musiche. Le riprese si svolsero a Dresda, dove Shostakovich ebbe modo di constatare con i suoi occhi le conseguenze del nazismo e della Seconda Guerra Mondiale. L’esperienza lo turbò profondamente e spontaneo fu per lui tentare di esprimere il proprio stato emotivo tramite una composizione musicale.

Riportando drammaticamente in vita quel grido di lutto personale e dolore già udito in altre composizioni, inesorabilmente il Quartetto prese forma, suggellato da una significativa dedica: “Alle vittime del fascismo e della guerra”. Nonostante questa disposizione alla celebrazione universale delle distruzioni belliche, il Quartetto è ricolmo di autocitazioni con temi musicali provenienti da lavori precedenti (come la Prima Sinfonia, il primo Concerto per violoncello e orchestra, o l’opera Lady Macbeth) quasi che lo stesso Shostakovich si considerasse una di quelle vittime di tirannie che il Quartetto intendeva celebrare.

Il Quartetto op.11o venne eseguito durante i funerali di Shostakovich, nel 1975, su indicazione dello stesso compositore, acquisendo così definitivamente un deciso spirito commemorativo.