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La maratona di Aversano: da Liszt a Mozart, oltre tre ore al pianoforte

Ma come fa? quel che stupisce, nel nuovo concerto-maratona con cui il pianista Emilio Aversano ha inaugurato lunedì, in Conservatorio, a Milano, la stagione delle Serate Musicali, è la saldezza olimpica con cui attraversa una prova a dir poco temibile: eseguire (insieme alla sensibilissima Filarmonica Marchigiana, diretta da David Crescenzi), in un’unica sera, quattro «monumenti» per pianoforte e orchestra, la Wanderer-fantasie di Schubert/Liszt, i concerti K488 di Mozart,op. 16 di Grieg e n.1 di Ciajkowskij. Oltre all’ Improvviso op.90 n.4 di Schubert, hors-d’oeuvre aggiunto per chiarire – dice l’artista, felicemente imbevuto di cultura classica – quanto con la Fantasie condivida un ritmo derivato dal dattilo della metrica greco-latina…


Aversano non è nuovo all’exploit, ha «corso» maratone similil anche al Musikverein di Vienna o al Gewandhaus di Lipsia, solo di recente emulato da Yuja Wang (che due anni fa alla Carnegie Hall eseguì tutti e queattro i concerti di Rachmaninov).
Ma ora ha acquisito un modo più «alto» di sovraneggiare questo spaventoso esercizio di concentrazione e memoria (in tre ore e mezza di musica, suona circa 2840 battute, 68 mila note): accentuando non l’atletismo ma l’intimità, dilatando lo spazio poetico con tempi sostenuti, anche a scapito del mordente.
La flebile rarefazione dell’adagio mozartiano, il dialogo con i legni o il violoncello nel re bemolle maggiore di Ciajkowskij, le cadenze mai bruciate come sfoggio, bensì recitate, come odi o in esametri: tutto si trasforma in un flusso di cantabilità.
Più che esibizione, introspezione: una prova per scoprire se stessi.


Gian Mario Benzig

Articolo tratto da: Corriere della Sera – Mercoledì 15 Gennaio 2025

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