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B. KELEMEN – N. ALTSTAEDT – A. LONQUICH

Dettagli

Data:
18 Dicembre 2023
Ora:
8:45 pm – 10:30 pm
Prezzo:
€20 – €25
Categoria Evento:
Tag Evento:
,

Organizzatore

Serate Musicali
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02 29409724
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Sala Verdi – Conservatorio di Milano

Via Conservatorio, 12
Milano, 20122 Italia
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«I GRANDI INTERPRETI»

Violino BARNABÁS KELEMEN

Violoncello NICHOLAS ALTSTAEDT

Pianoforte ALEXANDER LONQUICH

PROGRAMMA

JOHANNES BRAHMS (1833 – 1897)

Trio n.2 per pianoforte e archi in do maggiore op.87
Allegro
Tema con Variazioni – Andante con moto
Scherzo. Presto e Trio: Poco meno presto
Finale. Allegro giocoso

Trio n.3 per pianoforte e archi in do minore op.101
Allegro energico
Presto non assai
Andante grazioso
Allegro molto

Trio n.1 per pianoforte e archi in si maggiore op.8 (II versione)
Allegro con brio. Con moto
Scherzo. Allegro molto. Trio: Meno Allegro
Adagio non troppo
Finale. Allegro molto agitato

Scarica il libretto di sala

BARNABÁS KELEMEN

Violinista versatile, ha un repertorio che spazia dal primo barocco a brani del ventesimo secolo. Ha tenuto prime esecuzioni mondiali di opere di Kurtág, Ligeti, Schnittke, Gubajdulina, Reich e Wigglesworth. Suona regolarmente nelle sale da concerto più importanti del mondo e ha collaborato con direttori quali Maazel, Marriner, Jurowski, Janowski, Stern, Urbanski, Kocsis, Eötvös e Fischer.

È a sua volta un appassionato direttore d’orchestra: nelle ultime stagioni ha diretto l’Orchestra Filarmonica Nazionale Ungherese, l’Orchestra Sinfonica di Indianapolis, l’Orchestra da Camera Israeliana e la Amsterdam Concertgebouw Chamber Orchestra, oltre a orchestre sinfoniche ungheresi.  Come musicista da camera ha collaborato con Dezső Ránki, Steven Isserlis, Miklós Perényi, Alina Ibragimova, Vilde Frang, José Gallardo e Andreas Ottensamer. Ha registrato tutte le opere per violino di Bartók ottenendo riconoscimenti internazionali, tra cui un Gramophone Award, il Grand Prix du Disque dalla International Liszt Society e il Diapason d’Or. Ha pubblicato venti album dei quali diciassette da solista e tre con il suo Quartetto – oltre a un doppio DVD di esibizioni dal vivo dell’Integrale dei Concerti per violino di Mozart.

Ha ottenuto il Primo Premio al Concorso Internazionale Mozart di Salisburgo e al Concorso Violinistico Internazionale di Indianapolis e il terzo premio al Queen Elisabeth Violin Competition di Bruxelles. La sua abilità artistica è stata riconosciuta con le più alte onorificenze professionali e governative: ha ricevuto un Premio Liszt, un Premio Kossuth, un Premio Prima e un Gramophone Award. È inoltre detentore della ’Croce di Cavaliere dell’Ordine al Merito’ della Repubblica d’Ungheria. Kelemen ha iniziato a studiare violino con Valéria Baranyai; è stato poi allievo di Eszter Perényi, con cui si è diplomato alla Listz Accademy of Music nel 2001.

Si è poi perfezionato con Isaac Stern, Ferenc Rados e Zoltán Kocsis. Per la direzione d’orchestra è stato allievo di Leif Segerstam e Jorma Panula. Attualmente è professore presso l’Accademia Liszt di Budapest e l’Università di Colonia. Con Kokas, Kelemen è il fondatore e Direttore Artistico del Festival Academy Budapest Chamber Music, che ospita regolarmente Vilde Frang, Maxim Rysanov, Shlomo Mintz e Joshua Bell. Dal 2010 al 2018 è stato il leader del Kelemen Quartet. Suona il violino ‘ex-Dénes Kovács’ Guarneri del Gesù del 1742, generosamente concesso dallo Stato ungherese.

NICOLAS ALTSTAEDT

Il suo repertorio spazia dalla musica antica a quella contemporanea e quindi suona su strumenti d’epoca e moderni. La stagione 2023/24 lo vedrà in tournée con l‘Australian Chamber Orchestra, l’Orchestre des Champs-Elysées, Philippe Herreweghe, Arcangelo e Jonathan Cohen e lo vedrà debuttare con i Bamberger Symphoniker, la Philharmonia Orchestra, l’Orchestre Symphonique de Montréal e la NAC Orchestra di Ottawa; inoltre terrà concerti con la London Philharmonic Orchestra e Gardner.

Dal debutto con i Wiener Philharmoniker e Gustavo Dudamel al Festival di Lucerna, ha collaborato con le più importanti orchestre del mondo. Come direttore d’orchestra, ha iniziato strette collaborazioni con l’Orchestre Philharmonique de Radio France, la Scottish Chamber Orchestra, la Münchener Kammerorchester e Les Violons du Roy. La passione per la musica contemporanea lo ha portato ad apparizioni congiunte con compositori quali Thomas Adès, Jörg Widmann, Thomas Larcher, Fazıl Say e Sofia Gubaidulina; Wolfgang Rihm, Sebastian Fagerlund e Helena Winkelman hanno recentemente scritto brani per lui. Nuove composizioni di Marton Illés, Erkki-Sven Tüür e Liza Lim verranno presentate in prima esecuzione mondiale nelle stagioni 2023-24 e 2024-25.  

Nel 2012 è subentrato a Gidon Kremer nel ruolo di Direttore Artistico del Festival di Musica da Camera del Lockenhaus, mentre nel 2014 è subentrato ad Ádám Fischer alla direzione artistica della Haydn Philharmonie presso l’Ésterházy Palace, con cui nelle ultime stagioni è stato in tournée in Giappone e Cina. Per la musica da camera collabora con artisti quali Janine Jansen, Vilde Frang, Pekka Kuusisto, Lawrence Power, Antoine Tamestit, Alexander Lonquich, Mao Fujita, Jean Rondeau, Thomas Dunford, il Quartetto Ébène e il Quartetto Belcea. Si esibisce ai festival di Salisburgo, Verbier, BBC Proms, Lucerna, Festival Primavera di Praga e Musikfest di Brema.

La sua più recente registrazione dell’esibizione al Festival di Lockenhaus si è aggiudicata un BBC Music Magazine Chamber Award e un Gramophone Award. Altstaedt ha ricevuto un BBC Music Magazine Concerto Award per la registrazione dei Concerti di C. P. E. Bach con Arcangelo e Jonathan Cohen (Hyperion) e un Edison Klassiek per la registrazione ‘4 Cities’ (Warner Classics). Altstaedt ha ricevuto un Credit Suisse Award nel 2010, un Beethovenring Bonn nel 2015, un Musikpreis der Stadt Duisburg nel 2018 ed è stato BBC New Generation Artist dal 2010 al 2012.

ALEXANDER LONQUICH

È nato a Trier, in Germania. Nel 1977 ha vinto il Primo Premio al Concorso Casagrande dedicato a Schubert. Da allora ha tenuto concerti in Giappone, Stati Uniti e nei principali centri musicali europei. La sua attività lo ha visto impegnato con direttori d’orchestra quali Abbado, Sanderling, Koopman, Krivine, Holliger, Minkowski. Particolare in tal senso è stato il rapporto mantenuto in passato con Sandor Vègh e la Camerata Salzburg, di cui è tuttora regolare ospite nella veste di direttore-solista. Un importante ruolo lo svolge inoltre la sua attività nell’ambito della musica da camera.

Ha collaborato con Tetzlaff, Altstaedt, Frang, Bell, H. Schiff, Isserlis, Faust, Carolin e Jörg Widmann, Pergamenschikov, Holliger, Zimmermann. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti dalla critica internazionale quali il “Diapason d’Or”, il “Premio Abbiati” (come miglior solista del 2016) e il “Premio Edison” in Olanda.  Nel 2003 ha formato, con la moglie Cristina Barbuti, un duo pianistico che si è esibito in Italia, Austria, Svizzera, Germania, Norvegia e USA. Inoltre, nei suoi concerti appare spesso nella doppia veste di pianista e fortepianista spaziando da C.P.E. Bach a Schumann e Chopin, del quale ha inciso, su un pianoforte Erard insieme a Philippe Herreweghe, il Concerto in fa minore per il Frederick Chopin Institute.

Nel ruolo di direttore-solista, collabora stabilmente con l’Orchestra da Camera di Mantova – con cui in particolare ha svolto un lavoro di ricerca e approfondimento sull’integrale dei Concerti per pianoforte e orchestra di Mozart – e, tra le altre, ha lavorato con l’Orchestra della Radio di Francoforte, la Royal Philharmonic Orchestra, la Deutsche Kammerphilharmonie, la Camerata Salzburg, la Mahler Chamber Orchestra, l’Orchestre des Champs Elysées e la Filarmonica della Scala di Milano. Di particolare rilievo è stato, nella primavera 2009, il progetto con l’Orchestra Sinfonica Nazionale RAI nel quale, in cinque differenti concerti, è stata presentata l’Integrale delle Sinfonie di Schubert accostate ai Concerti per pianoforte di Beethoven.

Si esibisce regolarmente per l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, con la quale collabora anche come direttore-solista. È stato “Artist in Residence” presso la NDR Elbphilharmonie Orchester di Amburgo e del Festival della Primavera di Praga, dove si è esibito anche nel ruolo di solista e direttore con la Camerata Salzburg. È ospite di festival internazionali, tra i quali Schubertiade, Lockenhaus, Mozartwoche Salzburg, Beethovenfest Bonn, Ludwigsburger Schlossfestspiele e Sommerliche Musiktage Hitzacker in Germania. Incisioni per EMI dedicate a Mozart, Schumann e Schubert, per ECM ha registrato musiche del compositore israeliano Gideon Lewensohn e un CD di musica pianistica francese dell’inizio del XX secolo con gli Improptus di Fauré, Gaspard de la nuit di Ravel e i Préludes di Messiaen.

In seguito, ha inciso la Kreisleriana e la Partita di Holliger e un CD interamente dedicato a Schubert, insieme a Carolin Widmann. Il doppio CD “Schubert 1828” contenente le Sonate D958, D959 e D960, ha ottenuto enorme successo e, nel febbraio 2019, ha ricevuto il prestigioso “Preis der deutschen Schallplattenkritik”. Nel 2020 è stato pubblicato un doppio CD, in collaborazione con Altstaedt, con l’Integrale delle Sonate per violoncello e pianoforte e le Variazioni di Beethoven (Alpha Classics). Ai numerosi impegni concertistici, ha affiancato negli anni un intenso lavoro in campo didattico tenendo master-class in Europa, Stati Uniti e Australia.

Ha collaborato inoltre con l’Accademia Pianistica di Imola, l’Accademia Musicale Chigiana e la Hochschule für Musik di Colonia. Dal 2014 è Direttore Principale dell’OTO – Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza, con la quale si esibisce durante ogni stagione anche come solista, contribuendo alla formazione dei giovani musicisti e all’ampliamento del repertorio dell’ensemble. Nel luglio del 2020 è stato nominato Direttore Artistico della Fondazione Scuola di Musica di Fiesole. È ospite di Serate Musicali – Milano, dal 1984.


JOHANNES BRAHMS

Amburghese di nascita ma viennese d’adozione, gigante della musica ottocentesca e di ogni tempo, è il sommo rappresentante di quel filone del romanticismo tedesco che “sente”, fortissimo, il legame con la tradizione (un nome su tutti: Bach), in aperta opposizione al futurismo rivoluzionario di Wagner e dei suoi seguaci. Tra i corollari di questo assunto vi è il fatto che la musica da camera rivesta un posto assolutamente centrale nella sua produzione: sonate, trii, quartetti, quintetti, sestetti; molti tra i più grandi capolavori della musica di ogni tempo. 

Trio n.2 per pianoforte e archi in do maggiore op.87

Il Trio op.87, scritto nel 1882, si colloca tra la Seconda e la Terza Sinfonia; e se da un lato prefigura quel felice ritorno alla musica cameristica che avrebbe caratterizzato l’estrema età brahmsiana, quasi un ripensamento in chiave intimamente poetica delle sue più importanti esperienze compositive, dall’altro si pone come “ponte” tra le due Sinfonie citate. È stato scritto autorevolmente, infatti, che la musica cameristica con pianoforte fu sempre per Brahms «il ponte per giungere alla composizione strumentale in grande stile». Ci sembra di poter dire che il Trio op.87 risponda a una analoga funzione: un indispensabile ponte, una sorta di sperimentazione in vitro in un piccolo complesso – ma con l’amatissimo pianoforte in primo piano – dei traguardi musicali che, in una ulteriore ricerca di identità e in una più puntuale individuazione del proprio mondo espressivo, Brahms avrebbe raggiunto con le sue due ultime Sinfonie. Il primo movimento (Allegro) ha un andamento beethoveniano ed è formato da due temi: l’uno vigoroso ed energico, affidato in un robusto unisono agli archi e l’altro puntato sull’intervento del pianoforte con un accompagnamento di terzine di crome.

L’Andante con moto in la minore è costituito da un tema e cinque variazioni. Il tema è una melodia popolare ungherese e da esso si dipartono le variazioni, di particolare varietà espressiva nel rapporto tra archi e pianoforte. Si sa che proprio nella variazione Brahms si ricollegava alla grande lezione beethoveniana e non aveva rivali tra i contemporanei. Il terzo movimento è uno Scherzo in do minore, leggero e misterioso. Il Trio (Presto) in do maggiore presenta un unico tema, molto melodico e cantabile, con il da capo e la coda di fantasiosa spigliatezza timbrica. L’Allegro giocoso finale in do maggiore contiene elementi sia del Rondò che della forma-Sonata.

Trio n.3 per pianoforte e archi in do minore op.101

Di stampo abbastanza diverso l’op.101, Trio che fa parte, assieme alla Sonata per violoncello e pianoforte op.99 e alla Sonata per violino op.100, del trittico composto da un Brahms maturo in vacanza estiva, in Svizzera, sul lago di Thun. È un capolavoro che fa della drammaticità (con reminiscenze beethoveniane fin dalla scelta della tonalità), della straordinaria concisione del linguaggio e della raffinata maestria della scrittura strumentale degli archi – la successiva op.102 sarà il Doppio Concerto per violino, violoncello e orchestra e forse Brahms già affilava le armi – le sue qualità più sorprendenti.

Come già in altre occasioni il musicista si preoccupò di far conoscere subito quest’opera ai suoi amici più fedeli, a cominciare da Clara Schumann, che nel giugno  del  1887  si  espresse  in  modo  lusinghiero,  dicendo: «É  un  pezzo geniale…Nessun lavoro di Brahms è riuscito a conquistarmi in modo così completo come il Trio in do minore». Il violinista Joseph Joachim di rincalzo aggiunse in una lettera dello stesso periodo: «Caro Johannes, raramente hai scritto una cosa più bella di questo Trio». In effetti i quattro movimenti dell’op.101 rivelano il temperamento schiettamente romantico del musicista e la sua abilità nel saper valorizzare la voce dei vari strumenti in una salda unità stilistica.

Trio n.1 per pianoforte e archi in si maggiore op.8 (II versione)

Il Trio in si maggiore op.8 si può definire, curiosamente, il primo e l’ultimo dei Trii per pianoforte, violino e violoncello di Brahms. Presentato a Schumann già all’epoca del profetico articolo “Vie nuove”, che impose il giovane Johannes all’attenzione del mondo musicale tedesco e poi pubblicato come op.8 negli anni attorno al 1850, viene poi “ritirato”, rivisto e ripubblicato dal compositore alla fine degli anni ’80.

Infatti nell’estate 1889 Brahms si accinse a un complessivo lavoro di revisione, che tuttavia cercò di minimizzare di fronte alla cerchia di amici. Il 3 settembre scriveva a Clara Schumann: «Non puoi immaginare con quale fanciullaggine ho trascorso i bei giorni estivi. Ho riscritto il mio Trio in si maggiore e posso chiamarlo op.108 invece che op.8. Non sarà più rozzo come prima, ma sarà migliore?». Parole che tradiscono la consapevolezza che la seconda versione costituiva qualcosa di sostanzialmente diverso rispetto alla prima. Infatti la nuova versione non sostituì la prima, ed entrambe continuarono a venire pubblicate ed eseguite parallelamente.

I motivi che spinsero Brahms al lavoro di revisione sono di diversa natura. Da una parte l’opera giovanile presentava eccessive e superflue difficoltà tecniche agli esecutori, circostanza che costituiva un sicuro ostacolo alla sua diffusione. D’altra parte Brahms aveva maturato negli anni una diversa consapevolezza nell’organizzazione del discorso musicale e, nella sua veste primitiva, il Trio presentava una certa prolissità. Si tratta di un brano di ampio respiro, si potrebbe dire sinfonico, articolato in quattro movimenti che presentano tra loro anche alcune affinità tematiche.

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