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KREMERATA BALTICA – KREMER

KREMERATA BALTICA
Violino GIDON KREMER
vibrafono ANDREI PUSHKAREV
pianoforte GEORGIS OSOKINS

Dettagli evento
  • Data : 11 Marzo 2024, ore 20:45
  • Luogo : Sala Verdi – Conservatorio di MIlano, via Conservatorio 2, 20122 Milano
  • Biglietti: intero 30€, ridotto 25€

Sala Verdi – Conservatorio di Milano

Via Conservatorio, 12
Milano, 20122 Italia
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Programma

GEORGS PELĒCIS (1947)
“Pages of a Biography” per violino, vibrafono e archi dedicato a Gidon Kremer
(I° ESECUZIONE ITALIANA)

ASTOR PIAZZOLLA (1921 – 1992)
“Las Cuatro Estaciones Porteñas”
Arrangiamento per violino e archi di Leonid Desyatnikov
Verano porteño (Estate a Buenos Aires)
Otoño porteño (Autunno a Buenos Aires)
Invierno porteño (Inverno a Buenos Aires)
Primavera porteña (Primavera a Buenos Aires)

JĒKABS JANČEVSKIS (1992)
“Lignum” per orchestra d’archi, svilpaunieki (ocarina popolare lettone a forma di uccello) e percussioni
(I° ESECUZIONE ITALIANA)

FRYDERYK CHOPIN (1810 – 1849)
Concerto n.2 per pianoforte e orchestra in fa minore op.21
Versione per pianoforte e archi di Yevgeni Sharlat
Maestoso
Larghetto
Allegro vivace

Scarica il libretto di sala

KREMERATA BALTICA

Fondata nel 1997 da Gidon Kremer e vincitrice di Grammy Award, è considerata uno degli ensemble internazionali più importanti d’Europa. Kremer ha selezionato personalmente musicisti giovani e di talento per andare oltre la visione comune del ‘fare musica’ in orchestra. Il repertorio spazia dalla musica antica a quella moderna comprendendo Bartok, Ligeti, Beethoven e Shostakovich. Essenziale, per la personalità artistica della Kremerata Baltica, è l’approccio creativo alla programmazione, che ha dato origine a prime esecuzioni mondiali di opere di Pärt, Kancheli, Vasks, Desyatnikov Raskatov, Pelēcis, Auznieks, Jančevskis, Šerkšnytė. Il lavoro permanente sullo studio, la riscoperta e l’esecuzione della musica di Weinberg, Magin e, più di recente, Kalabis, porta questi compositori sotto una nuova e meritata luce, offrendo al pubblico una prospettiva originale, non solo artistica ma anche storica.

Tra i progetti recenti il ciclo ‘Another Winterreise’ con i Lieder di Schubert arrangiati e ricomposti da Osokins, Šerkšnytė, Kissine, Raskatov e Desyatnikov, per l’anniversario di Gidon Kremer e della Kremerata Baltica nel 2022. Ogni anno, durante il Festival Kremerata Baltica a Dzintari, Jūrmala, in Lettonia, l’Orchestra esegue nuove opere di compositori di origine baltica, appositamente commissionate per mantenere alto il profilo della tradizione della musica classica lettone e baltica e per renderla popolare in tutto il mondo. La Kremerata Baltica funge anche da mezzo per condividere la ricca esperienza artistica di Gidon Kremer con le nuove generazioni e, allo stesso tempo, per promuovere e ispirare la vita musicale e culturale dei Paesi Baltici: la collaborazione e gli studi sulle interpretazioni con musicisti straordinari, quali Schmidt, Keller, Brunello, portano nuovi spunti di comprensione musicale e ispirazione per i membri dell’orchestra. Per molti anni la Kremerata Baltica è stata ‘orchestra residente’ al Festival di Kronberg e al Festival di Lockenhaus – esibendosi con Altstaedt, Lenaerts, Holliger, Mustonen, Maisky, Soltani, Apap, Rantala, Zukerman etc… Marta Argerich, Lucas Debargue, Yulianna Avdeeva, Seong-Jin Cho, Vida Miknevičiutė, Michala Petri, Mate Bekavac, Georgijs Osokins, Iveta Apkalna, Andrius Žlabys, Ivan Karizna, Per Arne Glorvigen, Fuad Ibrahimov, Hugo Ticciati – sono tutti musicisti e carissimi amici con cui negli ultimi anni l’orchestra ha collaborato.

Dalla sua fondazione, la Kremerata Baltica ha suonato in più di 50 Paesi, esibendosi in 600 città e tenendo più di 1000 concerti in tutto il mondo – spaziando dai concerti in cima alle montagne per il Festival “I Suoni delle Dolomiti” in Italia, ai 7000 ascoltatori dei “Credia Proms”, serie di concerti in Corea, esibendosi in un repertorio scelto con cura dell’orchestra e presentato anche nelle sue numerose e molto apprezzate registrazioni.  Il suo album di opere di Weinberg per ECM è stato nominato per un Grammy Award nel 2015, la sua registrazione dei Concerti per pianoforte di Shostakovich con Anna Vinnitskaya ha vinto l’ECHO Klassik nel 2016. La registrazione delle Sinfonie n. 2 e n. 21 di Weinberg, un’avventura congiunta con l’Orchestra Sinfonica di Birmingham e Mirga Gražinytė-Tyla, ha ricevuto  un Gramophone Award nel 2020. Tra le registrazioni più recenti, Lucas Debargue, la Kremerata Baltica e il CD ‘Zal- The Music of Miłosz Magin’ sono stati nominati da OPUS Klassik ‘miglior ensemble/orchestra dell’anno’ e ‘migliore registrazione di Concerto’ nel 2022. Contemporaneamente entrambe le registrazioni: ‘Kremerata Baltica. Marğeris Zariņš’ (2021) e ‘ppp – Plakidis, Pētersons, Pelēcis’ (2022) hanno ricevuto il Premio Lettone Microfono d’Oro come miglior album classico per due anni consecutivi. L’anno 2024 ha visto l’uscita del nuovo CD ‘Songs of Fate’ (ECM).

Violini I
Stella Zake *
Dzeraldas Bidva
Dainius Peseckas
Zane Kalnina
Rakele Chijenaite
Marija Strapcane

Violini II
Alina Vizine
Linas Valickas
Sabine Sergejeva
Andrei Valigura
Rudolfs Mikelsons
Ula Klebanovaite


Viole
Jevgenija Frolova
Zita Zemovica
Marta Racene
Monika Kiknadze

Violoncelli
Giedre Dirvanauskaite
Peteris Cirksis
Kristers Simanis
Ruta Balciute

Contrabbassi
Iurii Gavryliuk
Kristaps Petersons

Percussioni
Andrei Pushkarev

Pianoforte
Georgijs Osokins

Violino solista
Gidon Kremer

*Spalla nel Concerto di Chopin e Pelecis


GIDON KREMER

Spinto da una intransigente filosofia artistica, Kremer è considerato uno degli artisti più originali e avvincenti della sua generazione. Il suo repertorio abbraccia le opere classiche più conosciute, così come la musica dei principali compositori del XX e XXI secolo.

Sostenitore delle opere di compositori viventi russi e dell’Europa dell’Est, ha interpretato numerose loro nuove composizioni, molte delle quali a lui dedicate. Il suo nome è saldamente associato a compositori quali Schnittke, Pärt, Kancheli, Gubaidulina, Silvestrov, Nono, Denisov, Reimann, Vasks, Adams, Kissine, Nyman, Glass, Desyatnikov e Piazzolla.

Nessun altro solista ha mai fatto di più per promuovere la causa dei compositori contemporanei e della musica moderna per violino. Kremer ha al suo attivo più di 200 registrazioni, molte delle quali hanno ricevuto premi e riconoscimenti internazionali: Premio Ernst von Siemens, Bundesverdienstkreuz, Triumph Prize (Mosca), Premio Unesco, Premio Una Vita Nella Musica – Artur Rubinstein e, nel 2016, il Praemium Imperiale, considerato il Premio Nobel del mondo musicale. Nel 1997 Kremer ha fondato l’Orchestra da camera Kremerata Baltica con lo scopo di promuovere giovani musicisti talentuosi provenienti dall’area baltica. L’Ensemble è molto impegnato in tournée e ha inciso quasi trenta CD per le case discografiche Nonesuch, Deutsche Grammophon ed ECM.

Nella stagione 2016-2017 la Kremerata Baltica ha effettuato una storica tournée che ha toccato Medio Oriente, Stati Uniti, Europa e Asia per festeggiare il proprio ventesimo anniversario. Va anche sottolineato l’impegno di Gidon Kremer nella ‘scoperta’ del compositore Mieczyslaw Weinberg, a cui negli ultimi anni si è dedicato con notevole passione.

Di recente, Deutsche Grammophon, Accentus Music ed ECM hanno pubblicato album registrati da e con Gidon Kremer, dedicati alla musica orchestrale e da camera di Weinberg.

È ospite di Serate Musicali dal 1978.

GEORGIJS OSOKINS

Ha ottenuto attenzione internazionale grazie alla sua partecipazione, all’età di 19 anni, alla XVII edizione del Concorso Pianistico Internazionale Chopin. Successivamente ha debuttato al Konzerthaus di Berlino, al Festival Pianistico della Ruhr, alla Laeiszhalle e all’Elbphilharmonie di Amburgo, all’International Piano Series di Berna, al Festival di Lockenhaus, al Festival di Gstaad, alla NOSPR Concert Hall di Katowice, alla Vancouver Playhouse, alla Metropolitan Theatre Hall di Tokyo e alla Tongyeong Hall in Corea del Sud. Si è esibito al 101° Festival di Salisburgo. Nelle stagioni successive (2022/2023) ha debuttato alla Wigmore Hall di Londra, alla Sala Verdi di Milano, al Festival Musicale di Shanghaie alla Carnegie Hall (Stern Auditorium) di New York. Nel 2024 sono previsti il debutto come solista alla Pierre-Boulez Saal di Berlino e il ritorno a Wigmore Hall.

Osokins collabora attivamente con Kremer, partecipando a tournée nel Regno Unito, Irlanda, Russia, Polonia, Germania, Asia e Stati Uniti. Con Debargue è stato annunciato come il primo “artista ospite permanente” della Kremerata Baltica nei suoi 25 anni di storia. L’etichetta “Piano Classics” ha pubblicato due suoi album incentrati sugli ultimi lavori di Chopin e sulle opere di Rachmaninov. L’etichetta Accentus ha pubblicato il primo album di musica da camera di Osokins con Kremer con i Trii di Chopin e Beethoven (CD nominato sia per gli International Classical Music Awards 2020 sia per Opus Klassik 2021).

Ha ricevuto la “Croce di Merito” (grado d’argento) dal Presidente della Repubblica di Polonia, il Grand Music Award – la più alta onorificenza musicale in Lettonia – e rimane attualmente il più giovane destinatario nella storia dei premi.

Osokins suona su uno sgabello per pianoforte progettato su misura da “Fazioli pianoforti”.

ANDREI PUSHKAREV

Nato a Kiev da una famiglia di musicisti, ha iniziato gli studi musicali a 5 anni seguendo lezioni di pianoforte. Nel 1980 è entrato alla Scuola Specializzata di Musica di Kiev e a 14 anni il suo interesse si è spostato sugli strumenti a percussione. Nel 1992 è diventato studente del Conservatorio Nazionale Ciaikovski di Kiev (ora Accademia Nazionale di Musica dell’Ucraina) dove ha continuato la sua crescita professionale con Alexander Blinov. Durante gli studi, ha iniziato a creare proprie opere, comprese composizioni per vibrafono solista. Nel 1995 ha ottenuto il Primo Premio come vibrafonista solista al Concorso “Nuovi nomi dell’Ucraina” eseguendo le sue composizioni durante la premiazione.

Nel 1996 è stato selezionato per diventare timpanista principale dell’Orchestra Filarmonica di Kiev e nel 1999 si è unito alla Kremerata Baltica.  Ha partecipato a numerose registrazioni tra le quali “After Mozart”, che ha ricevuto un Grammy Award nel 2001 negli Stati Uniti e un Echo Award nel 2002 in Germania. Ha partecipato al Kammermusikfest Lockenhaus presentando molte composizioni come vibrafonista solista insieme ad arrangiamenti di brani di Piazzolla, Rogers, etc. Su proposta di Kremer ha realizzato arrangiamenti jazz per vibrafono, partendo dalle 15 Invenzioni a due voci di J. S. Bach: ciascuna Invenzione è stata così rimodellata ed eseguita nello stile dei pianisti jazz, tra cui Oscar Peterson, Dave Brubeck, Chick Corea, etc.  

Nel 2004 ha eseguito per la prima volta il progetto “Bach Vibrations” per il festival “Les Museiques” di Gidon Kremer e l’anno seguente lo ha presentato al Festival di Verbier. Ha collaborato con artisti quali Yo Yo Ma, Argerich, Berger, Repin, Julian Rachlin, Zemtsov, Lipkind, Brunello, Debargue, Mangova, Knyazev, Dogadin, Geniusas, Lockwood, Portal, Sadlo, Friedman, Sejourne e direttori quali Temirkanov, Nelsson e Kofman. Nel 2010, insieme a Kremer e al bandoneonista argentino Dino Saluzzi, Pushkarev ha registrato “Themes from the Songbook” – musica dal cinema e dal teatro del compositore georgiano Kancheli, pubblicato da ECM Records.

Dal 2013 è testimonial ufficiale di Majestic Percussion™ e Innovative Percussion™. Nel giugno 2020, insieme al percussionista Pavel Beliaev, ha fondato il Duo di percussioni GRAD. Nel 2020, con Julius Berger e Pavel Beliaev ha registrato “Bach Frequencies 60-90”, con musiche di J. S. Bach, A. Marcello, D. Schostakovich e A. Piazzolla arrangiate da lui e da Julius Berger per violoncello piccolo, vibrafono e marimba. Nell’aprile 2021 questo CD è stato pubblicato da Solo Musica. Pushkarev continua a lavorare su numerosi arrangiamenti per orchestre e formazioni da camera con musicisti di fama mondiale, oltre a comporre proprie opere.


GEORGS PELECIS

“Pages of a Biography” per violino vibrafono e archi, dedicato a Gidon Kremer

Georgs Pelecis, nato a Riga nel 1947, ha studiato composizione con Aram Khatchaturian al Conservatorio Ciakowski di Mosca.  Dal 1970 insegna polifonia all’Accademia di Musica lettone e recentemente è stato nominato Presidente del Centro di Musica Antica di Riga. É uno dei compositori contemporanei di punta, che scrive musica consonante in uno spirito sorprendentemente chiaro e positive e con armonie originali, in cui si possono sentire i riflessi della musica rinascimentale e barocca, contaminata da un’estetica minimalista. La musica di Pelecis è al tempo stesso naïf e misteriosa e rivela una profonda conoscenza della musica del passato.

Egli stesso afferma: «il mio linguaggio musicale e il mio stile espressivo sono stati influenzati da tutto quanto ho imparato e dal mio amore per la musica del passato, dalle melodie, dai ritmi, dalle armonie che si sono sviluppati dal XIV secolo fino a oggi grazie ai compositori tedeschi, italiani, francesi e inglesi del XVII secolo. Anche lo studio della musica folcloristica ha arricchito le mie conoscenze; non considero molto importante la separazione tra “antico” e “contemporaneo”, perché per me tutta la grande musica rappresenta la percezione dell’ideale e trasmette il dramma psicologico dello spirito umano quando si confronta con un ideale inaccessibile». Dalle parole di Pelecis: «il brano Pagine di una biografia interseca tre differenti linee psicologiche.

La prima, i monologhi del solista, le sue riflessioni, forse gli appunti sul suo diario, rivela il mondo intimo del protagonista fatto di speranze, aneliti, dubbi, delusioni e sogni. La seconda linea: l’oggettivo scorrere del tempo, il passaggio degli eventi esterni della vita e l’insensatezza del lavoro giornaliero. La terza linea, citazioni da quattro classici Concerti per violino, simboleggia i momenti di massima ispirazione creativa dell’eroe, momento di vera felicità, contatto con il più alto ideale e la più elevata bellezza. Sono pagine di reali e incredibili rivelazioni nella biografia dell’eroe della nostra storia. Sono come una ricompensa per la sua pazienza, il suo lavoro costante, per la lealtà cavalleresca nei confronti di una vera fratellanza musicale che Robert Schumann definì l’Ordine del Davidsbündler. Le battute finali (Addio), affidate al suono ammaliante del vibrafono, sono forse il Pegaso che trasporterà il nostro eroe dall’ultima stazione del suo viaggio terreno al cielo dell’eterna benedizione e della musica eterna».

ASTOR PIAZZOLLA

“Las Cuatro Estaciones Porteñas” (Arr. per violino e archi di Leonid Desyatnikov)

Le Quattro Stagioni di Buenos Aires (Cuatro Estaciones Porteñas) sono una particolare raccolta di tanghi composti da Astor Piazzolla per il suo piccolo ensemble costituito da violino, pianoforte, chitarra elettrica, basso e bandoneón. Il titolo evoca la composizione di Vivaldi, l’aggettivo “porteña” è lo specifico riferimento alla zona del porto di Buenos Aires dove ha origine il tango. Ogni tango rappresenta una stagione ma non tutti e quattro sono stati scritti nello stesso periodo. Il primo brano è l’Estate (Verano Porteño), scritto nel 1965 per accompagnare l’opera teatrale di Alberto Rodriguez Muñoz “Melenita de Oro”; l’Autunno (Otoño Porteño) è del 1969, l’Inverno (Invierno Porteño) e la Primavera (Primavera Porteña) sono del 1970. Nel 1998, sei anni dopo la morte di Piazzolla, questi quattro brani diventano una specie di suite per violino solista e orchestra d’archi a opera di Leonid Desyatnikov che aderisce a una richiesta di Gidon Kremer.

Desyatnikov non si limita a una semplice trascrizione della musica di Piazzolla, aggiunge citazioni dalle Stagioni di Vivaldi, Cadenze per il violino solista e per il primo violoncello, fornisce anche indicazioni specifiche per mantenere alcuni effetti speciali ideati da Piazzolla per compensare la mancanza di percussioni nel suo Quintetto, come, ad esempio, percuotere la parte posteriore del contrabbasso o strofinare il ponticello del violino per imitare il suono del “Güiro” (strumento appartenente alla famiglia degli idiofoni a raschiamento, ricavato solitamente da una da una zucca cava di forma oblunga, disseccata). Inoltre, per tener conto della posizione di Buenos Aires nell’emisfero opposto rispetto a Venezia, inverte i riferimenti stagionali: cita l’Inverno di Vivaldi nell’Estate di Piazzolla, viceversa con l’Estate e in modo simile scambia Autunno e Primavera. La musica non ha molta attinenza con le stagioni reali, come in Vivaldi; il lavoro di Leonid Desyatnikov si traduce in un assortimento pittoresco di effetti per archi, di armonie e di frammenti melodici dei tanghi tradizionali degli anni ’30, sincopi e dissonanze; la conclusione dell’Inverno è una citazione del Canone di Pachelbel.

JĒKABS JANČEVSKIS

“Lignum” per orchestra d’archi, svilpaunieki e percussioni

Jančevskis è uno dei compositori lettoni più famosi della nuova generazione. Insegna composizione nella Scuola del Coro della Cattedrale di Riga e dirige l’Orchestra della Pāvuls Jurjāns Music School, oltre al Coro Anima mea. Per la registrazione di When, in collaborazione con Il Coro Misto della Cattedrale di Riga e il cellista Kristaps Bergs, Jančevskis ha vinto il premio UNESCO International Rostrum of Composers per la categoria “under trenta”. La sua opera comprende musica corale, lavori sinfonici e da camera, nonché musica per teatro e cinema. Trae la sua ispirazione da eventi storici, questioni esistenziali ed eventi contemporanei, esaminandoli con grande emozione e ironia.

È molto esigente nella scelta dei testi per le sue composizioni e apprezza soprattutto la poesia breve, che, a suo dire, offre maggiori possibilità per idee musicali più elaborate. Il brano “Lignum” per orchestra d’archi, svilpaunieki e percussioni è stato registrato e pubblicato quest’anno in CD. «Qualche tempo fa ho trovato per caso un libro il cui l’autore invita noi moderni a pensare agli alberi da una prospettiva originale, non solo come componenti dell’ecosistema o come risorsa naturale da tagliare e poi dimenticare. Al contrario l’autore incoraggia a cercare un linguaggio comune con gli alberi, a chiedere loro consiglio, a imparare ad acquisire informazioni e soprattutto a sostenerli e preservarli. In effetti molte fonti evidenziano come non molte tempo fa la connessione della società con la natura fosse molto più forte di quanto noi oggi possiamo immaginare. L’egoismo dell’uomo lo ha fatto sentire indispensabile mettendo gli altri essere al di sotto di lui. Ammetto che nell’era della tecnologia e dei social networks sia molto sfidante percepire qualcosa al di sopra di

se stessi e dei propri simili e io stesso riconosco questo problema in me stesso. Tuttavia, trovo molto interessante la percezione del mondo che ha l’autore e mi intriga molto il suo approccio nello spiegare i processi, sia da un punto di vista scientifico che tradizionale. La composizione Lignum è il mio dialogo con gli alberi. Non è tanto una comunicazione verbale, quanto piuttosto il desiderio di ascoltare, capire, svelare, tanto più che a parer mio la musica è uno strumento meraviglioso per scoprire qualcosa di ignoto. Questa composizione è la mia conversazione e contemplazione: contemplazione di come i grandi alberi gettino le ombre, di come comunichino e respirino, di come stiano eretti, tranquilli». Jēkabs Jančevskis

FRYDRYK CHOPIN

Concerto n.2 per pianoforte e orchestra in fa minore op.21 (Vers. di Yevgeni Sharlat)

Fu presentato a Varsavia il 17 marzo 1830 da Chopin stesso, che lo scelse anche per il suo esordio parigino, il 26 febbraio 1832, dedicato alla contessa Delphine Potocka, considerata a torto amante di Chopin. Semmai la musa ispiratrice di questo Concerto fu Konstancja Gladkowska, studentessa di canto al Conservatorio di Varsavia; di lei Chopin scriveva a un amico: «Forse, per mia sfortuna, ho trovato il mio ideale, a cui sono rimasto fedele, pur senza dirle una parola, per sei mesi; quella che sogno, a cui ho dedicato l’Adagio del mio Concerto…».  E infatti Chopin si abbandona ad ardenti toni melodrammatici nella parte centrale dell’Adagio, ma nel resto del Concerto domina un tono elegante, malinconico, sognante, intimo.

Il primo movimento, Maestoso, inizia con un’ampia introduzione orchestrale, che presenta i due temi, dapprima con un andamento trattenuto, poi più energico e sincopato. Un piccolo motivo lirico dei legni prepara l’entrata fervida e maestosa del pianoforte, che espone i temi anticipati dall’orchestra: il primo è ampio ed esteso su ben cinque ottave, il secondo è più cantabile e sentimentale, ma anche riccamente ornato. Uno sviluppo di grandi dimensioni, che vede il predominio del pianoforte ma anche importanti interventi dell’orchestra, assicura il dinamismo del discorso, passando attraverso numerose modulazioni che trasportano i temi in lontane tonalità. La breve conclusione si basa sulla prima parte del tema principale.

Schumann e Liszt ammiravano molto il Larghetto, in un sereno la bemolle maggiore: qui Chopin si abbandona a una cantabilità di gusto italiano, elegante, intima, tenera, sentimentale, arricchita da delicati arabeschi, che ricordano le fioriture dei grandi cantanti dell’epoca. Contrasta con questo tono sommesso il drammatico episodio centrale, con il tempestoso tremolo degli archi, la cupa scansione degli strumenti gravi, le interiezioni dei fiati, su cui il solista si lancia in frasi appassionate e veementi. L’Allegro vivace ritorna al fa minore. Secondo una tradizione che da Haydn arriva fino a Brahms, una danza popolare è la soluzione ideale per suggellare in modo colorito e trascinante un pezzo da concerto: Chopin, dopo un primo tema di volteggiante leggerezza, mette dunque in campo un caratteristico ritmo di mazurka, danza d’origine popolare che dalle campagne polacche era ormai approdata ai salotti. Vivaci segnali dei corni annunciano la stretta finale e, dopo una brillante Cadenza del pianoforte, il Concerto si conclude in un Allegro in fa maggiore.