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G. GIBBONI

Dettagli

Data:
29 Maggio 2023
Ora:
8:45 pm – 10:30 pm
Prezzo:
€20 – €25
Categoria Evento:
Tag Evento:
,

Organizzatore

Serate Musicali
Phone
02 29409724
Email
biglietteria@seratemusicali.it
Website
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Sala Verdi – Conservatorio di Milano

Via Conservatorio, 12
Milano, 20122 Italia
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Violinista GIUSEPPE GIBBONI

(Vincitore Premio Paganini 2021)

PROGRAMMA

JOHANN SEBASTIAN BACH (1685 – 1750)
Sonata per violino n.1 in sol minore BWV 1001
Adagio
Fuga. Allegro
Siciliano
Presto

NICCOLÒ PAGANINI (1782 -1840)
Capriccio n.1 op.1: “L’Arpeggio”
Andante in mi maggiore

Capriccio n.5 op.1
Agitato in la minore

Capriccio n.13 op.1
Allegro in si bemolle maggiore

Capriccio n.15 op.1
Posato in mi minore

Capriccio n.21 op.1
Amoroso, Presto in la maggiore

Capriccio n.24 op.1
Tema con variazioni. Quasi presto, in la minore

EUGÈNE YSAŸE (1858 -1931)
Sonata per violino n.6 in mi maggiore op.27
Allegro giusto non troppo vivo

ALFRED SCHNITTKE (1934 – 1998)
“A Paganini” per violino solo
Andante
Cadenza I
Cadenza II

Scarica il libretto di sala

GIUSEPPE GIBBONI 

Nato nel 2001, si diploma a quindici anni con Lode e Menzione d’Onore con Maurizio Aiello. Nel 2015 viene ammesso all’Accademia Stauffer di Cremona nella classe di Salvatore Accardo. Nel 2016 riceve il Diploma d’Onore ai corsi di Alto Perfezionamento all’Accademia Chigiana di Siena. Dal 2016 frequenta il corso di Alto Perfezionamento presso l’Accademia Perosi di Biella nella classe di Pavel Berman. Attualmente studia con Pierre Amoyal al Mozarteum di Salisburgo.

Ha partecipato a concorsi nazionali e internazionali tra cui: XXIII Concorso Internazionale Postacchini; International Competition L. Kogan; G. Enescu International Competition. Vince il 56º Premio Paganini di Genova, oltre al premio speciale per la miglior esecuzione del Concerto di Paganini, premio speciale per il maggior riconoscimento da parte del pubblico, premio speciale per la miglior interpretazione dei Capricci di Paganini.

Come solista ha suonato in Italia, Austria, Russia, Germania, Paesi Bassi, e altri.

Nel 2017 ha ricevuto un riconoscimento della Camera dei Deputati dalla Presidente Laura Boldrini nella giornata nazionale della Musica con il Premio Internazionale “Charlot” come giovane promessa della musica.

Si è esibito al Conservatorio Ciaikovski di Mosca a chiusura della mostra “Il Mito di Stradivari”.

Dal 2017 è un’artista della SI-YO Foundation di New York.

È Socio onorario RotarAct. Suona un violino Balestrieri 1752 prestatogli dal Dott. Stefano Arancio per conto del progetto “Adopt a Musician” di Lugano.

Nel 2021 il debutto con il Concerto per violino e orchestra di Ciaikovski con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia; un concerto in duo con la chitarrista Carlotta Dalia a Dubai Expo per conto del Ministero della Cultura Italiana e, sempre in duo, si esibisce su invito del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella presso il Palazzo al Quirinale alla Cappella Paolina, in diretta RadioRai3. Il 2022 lo ha visto protagonista all’inaugurazione di Ferrara Musica, Mantova Musica e in debutto, come solista, con l’Orchestra della Fondazione lirico sinfonica del Teatro Comunale di Bologna.

Ė ospite per la seconda volta di Serate Musicali – Milano.


JOHANN SEBASTIAN BACH

Sonata per violino n.1 in sol minore BWV 1001

I Sei solo à Violino senza Basso accompagnato – cosi il bell’autografo, chiarissimo, di Bach – sono il punto d’arrivo settecentesco e l’apice tanto strumentale quanto compositivo della polifonia violinistica sviluppatasi in Germania nel corso del XVII secolo. Oltre a rifarsi a tradizioni germaniche, i Solo bachiani riprendono dall’Italia di secondo Seicento, Arcangelo Corelli in testa, i due stili di Sonata da chiesa e da camera: il primo, legato alla liturgia, con l’alternanza di movimenti lenti accordali o cantabili e di Fughe in tempo allegro; il secondo, più incline all’intrattenimento cameristico, con seguito di danze come nella Suite, inclusi i balli francesi già di moda alla corte di Luigi XIV, il Re Sole, da inserire fra la Sarabanda (ternaria e lenta) e la Giga (veloce e in tempo composto), talora con in testa un Preludio e in coda un movimento in forma di variazioni e l’uso di Double ossia di ripetizioni variate delle danze.

In Bach, i brani dispari, le tre Sonate, sono in stile da chiesa; quelli pari, chiamati Partite (significa «parti», serie di danze), secondo l’intestazione tedesca della Suite, si rifanno allo stile da chiesa pur con la «contaminazione» fra i due stili che era già rintracciabile in Corelli e che si accentua in direzione del Settecento. La «contaminazione», appena indicata, fra «chiesa» e «camera» è presente già nella Prima Sonata in sol minore dove, a un Adagio preludiante e interlocutorio, con funzioni introduttive e ricco di ornamenti che accentuano il patetismo intenso e a una Fuga,  si accodano Allegro di rimando chiesastico e, volgendo allo stile da camera, una danza stilizzata su ritmo di Siciliana e un Presto monoritmico, ossia a moto perpetuo molto brillante, proprio come il movimento aggiunto da Corelli nelle prime sei Sonate solistiche dell’op.5, anch’esse da chiesa.

NICCOLÒ PAGANINI

Dai Capricci op.1: n.1, n. 5, n.13, n. 15, n.21 e n. 24

I 24 Capricci per violino solo op.1 furono scritti intorno al 1800 da Paganini a Genova, di ritorno da un giro concertistico compiuto in Toscana. Vennero pubblicati come op.1 da Ricordi nel 1818 e propagandati ampiamente dai giornali, insieme a un gruppo di Sonate per violino e chitarra op.2 e op.3 e ai sei Quartetti per archi e chitarra op.4 e op.5. I Capricci furono dedicati “agli artisti”, cioè ai violinisti di classe superiore e non agli “amatori”, considerati – con questa qualifica di musicista – semplici dilettanti. Ristampati più tardi da Pacini a Parigi, i Capricci richiamarono l’attenzione di musicisti di gran nome, come Schumann, che ne curò per primo la trascrizione per pianoforte e Liszt, il quale li definì «di rara freschezza e leggerezza» simili a «tanti diamanti che l’incastonatura più ricca richiesta dal pianoforte potrebbe rafforzarli piuttosto che volatilizzarli». In particolare il Ventiquattresimo Capriccio diede lo spunto per scrivere una serie di brillanti variazioni a Brahms, Rachmaninov, Lutoslawski, Boris Blacher e ad altri compositori.

Il Capriccio n.1: Andante in mi maggiore (detto anche “L’Arpeggio”), è caratterizzato dal rimbalzo della mano su tutte le 4 corde. Si apre in mi maggiore e poi rapidamente si trasforma in una sezione di sviluppo in mi minore, dove vengono introdotte le scale discendenti in terza.

Il Capriccio n.5: Agitato in la minore, inizia e finisce con una sezione di arpeggi ascendenti seguiti da scale discendenti.

Il Capriccio n.13: Allegro in si bemolle maggiore, soprannominato “La risata del diavolo”, inizia con una scala simile a passaggi a doppia corda a velocità moderata. La seconda parte consiste in corse ad alta velocità che esercitano la flessibilità della mano sinistra e il cambio di posizione, e il cambio di corda ad alta velocità della mano destra e il destreggiarsi con lo staccato.

Il Capriccio n.15: Posato in mi minore, inizia con un breve passaggio di ottave alte parallele, continuando su arpeggi ascendenti e scale discendenti.

Il Capriccio n.21: Amoroso, Presto in la maggiore, inizia con una melodia molto espressiva, simile a un’aria. Questa parte del brano è seguita da una sezione di rapido staccato.

Il Capriccio n.24: Tema con Variazioni. Quasi presto in la minore. Questo Capriccio utilizza una vasta gamma di tecniche avanzate come scale e arpeggi tremendamente veloci, doppie e triple corde, pizzicato, ottave e decime parallele.

EUGÈNE YSAŸE

Sonata per violino n.6 in mi maggiore op.27 “Manuel Quiroga”

Le sei Sonate per violino solo op. 27 vennero composte nel luglio 1923. Ognuna di esse è dedicata a un virtuoso del tempo.

La Sonata n.6, scritta nello stile di habanera spagnola, con una sezione centrale mossa, si distingue per la sua ricca consistenza e per i suoi passaggi cromatici. Venne dedicata da Ysaye al violinista spagnolo Manuel Quiroga che però, per motivi di salute, non riuscì mai ad eseguirla in pubblico. 

ALFRED SCHNITTKE

“A Paganini” per violino solo

In “A Paganini”, pagina del 1982 per violino solo, Alfred Schnittke tratteggia un’immagine oscura e trascendentale del virtuoso genovese, punteggiando una scrittura ipnotica e traslucida di fuggevoli frammenti di composizioni paganiniane che spiccano a tratti in un continuum sonoro allucinato e fluttuante. Nell’ottica dell’estroverso polistilismo di Schnittke, le citazioni letterali di pagine di Paganini sono inserite in un collage multiforme che rispecchia la visione della contemporaneità musicale dell’autore russo e, in un’accezione più ampia, arrivano a rappresentare varchi di luce, momenti di gioia e spensieratezza che, iconici e volitivi, emergono da una frenetica rappresentazione sonora dell’angoscia moderna.