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JANÁČEK STRING QUARTET

Miloš Vacek, Violino I
Richard Kružík, Violino II
Jan Řezníček, Viola
Lukáš Polák, Violoncello

Dettagli evento
  • Data : 17 Febbraio 2025, ore 20:45
  • Luogo : Sala Verdi – Conservatorio di MIlano, via Conservatorio 2, 20122 Milano
  • Biglietti: Settore 1: Intero 35€, ridotto 30€ – Settore 2: Intero 30€, ridotto 25€
  • Acquista on-line

Sala Verdi – Conservatorio di Milano

Via Conservatorio, 12
Milano, 20122 Italia
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Programma

«La Nobiltà della Musica da camera»

ANTONIN DVOŘÁK (1841 – 1904)
Quartetto per archi in re minore op. 34
Allegro
Alla polka: Allegretto scherzando
Adagio
Poco Allegro

LEOS JANÁČEK (1854 – 1928)
Quartetto per archi n. 1 (propriamente n. 2), VII/8 ispirato a “La Sonata a Kreutzer” di Tolstoj
Adagio. Con moto
Con moto
Con moto. Vivo. Andante
Con moto (Adagio). Più mosso

CLAUDE DEBUSSY (1862 – 1918)
Quartetto per archi in sol minore op.10
Animé et très décidé
Assez vif et bien rythmé
Andantino, doucement expressif
Très modéré – Très mouvementé et avec passion

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QUARTETTO JANÁČEK

Il Quartetto Janáček è stato fondato nel 1947 da studenti del Conservatorio di Brno.

Grazie alla loro eccellente interpretazione delle opere di Leoš Janáček, l’Ensemble ha ottenuto il diritto di utilizzare il nome di questo importante compositore.

Nel 1955, il Quartetto, con la già leggendaria formazione composta da Jiří Trávníček, Adolf Sýkora, Jiří Kratochvíl e Karel Krafka, intraprese il suo primo tour all’estero e in pochi anni le attività artistiche dell’Ensemble raggiunsero tutti i continenti.

Otto decenni di attività concertistica hanno naturalmente portato a cambiamenti graduali in questa formazione.

Il Quartetto Janáček ha suonato in importanti festival internazionali (Bonn – Musikfestival, Edimburgo – Festival, Primavera di Praga, Schleswig-Holstein – Festival, Festival di Cracovia, Festival di Alicante – Actual, ecc.), nelle più importanti sale da concerto (Londra – Wigmore Hall, Edimburgo – Quins Hall, Tokyo – Bunkakaikan, Osaka – Phoenix Hall, Seoul – IBK Hall, ecc.) e ha registrato per famose case discografiche (Deutsche Grammophon, Supraphon, Decca, Westminster, Pony Canyon, Naxos, ecc.).

Il Quartetto ha anche collaborato con I. J. Pleyel a Ruppersthall, in Austria.

Nel corso della sua esistenza, l’Ensemble ha collaborato con artisti di spicco come Igor Ardašev, Eva Bernáthová, Boris Berezovský, Maria Kliegel, Bohuslav Matoušek, Josef Špaček, Alfred Strejček, Ivo Kahánek, Ang Li, Raphael Wallfisch, Elisabeth Leonskaja, Ludmila Peterková, Michaela Fukačová e molti altri.

ANTONIN DVOŘÁK


Quartetto per archi in re minore op. 34


Dvořák compose il suo Quartetto per archi in re minore nel dicembre 1877 nell’arco di dodici giorni. Nella sua malinconia prevalente, l’opera introduce tracce dell’evocativa atmosfera della sua precedente composizione, la versione finale dell’Oratorio Stabat Mater. Mentre stava completando il Quartetto, Dvořák ricevette una lettera da Johannes Brahms, nella quale il famoso Maestro scriveva favorevolmente dei suoi Duetti Moravi e informava Dvořák di averli raccomandati per la pubblicazione con il suo editore berlinese Simrock.

In un gesto di gratitudine, Dvořák promise di dedicare il Quartetto in re minore a Brahms. Brahms fu onorato di ricevere questa dedica e decise di raccomandare anche quest’opera (insieme al precedente Quartetto in mi maggiore) a Simrock. Quest’ultimo, tuttavia, non era interessato alle opere, quindi il Quartetto in re minore fu pubblicato in seguito da Schlesinger.
Brahms raccomandò anche a Dvořák di dare un’altra occhiata attenta alla partitura e di rimuovere eventuali piccole imprecisioni. Dvořák seguì questo suggerimento, come apprendiamo dalla sua lettera a Brahms datata 15 ottobre 1879.

Il Quartetto in re minore è caratteristico per la sua atmosfera malinconica, persino sognante, la sua intimità spirituale e la sua raffinata eleganza.
È una delle poche opere cicliche di Dvořák che iniziano e finiscono in tonalità minore. Entrambi i movimenti esterni in forma di Sonata sono costituiti da materiale tematico chiaramente profilato che viene trattato magistralmente sia in termini di evoluzione della musica che di idee contrappuntistiche.

Entrambi i movimenti hanno in comune una breve sezione di sviluppo e una coda ben strutturata. Il movimento finale che, nel caso di Dvořák, di solito offre l’opportunità di ravvivare l’umore ha in questo caso – nonostante i suoi ritmi marcati – un tono più cupo e una strana sensazione di inquietudine interiore. Lo Scherzo è tipico dell’atmosfera generale dell’opera: sebbene sia una stilizzazione della danza popolare ceca polka, la musica non si presenta come spensierata o giubilante, ma ricorda piuttosto alcune delle polke malinconiche per pianoforte di Smetana. Il terzo movimento a tempo lento, oscillante tra re maggiore e si minore, è una delle espressioni più avvincenti del lirismo di Dvořák. Sebbene sia un’opera del periodo maturo di Dvořák, questo Quartetto non viene praticamente mai eseguito in concerto.

LEOS JANÁČEK


Quartetto per archi n. 1 (propriamente n. 2), VII/8 ispirato a “La Sonata a Kreutzer” di Tolstoj


Il Quartetto n.1 (in realtà un precedente Quartetto giovanile, del 1880, è andato perduto), composto nel volgere di appena una settimana – dal 30 ottobre al 7 novembre 1923 – è direttamente ispirato al racconto “La Sonata a Kreutzer” di Lev Tolstoj.
Non era la prima volta che Janáček rivolgeva la propria attenzione a questo racconto; già nel 1908 aveva scritto un Trio per pianoforte e archi dedicato all’opera letteraria; anche se questa partitura è perduta, è noto come alcuni suoi materiali siano stati riutilizzati nel Quartetto n.1.
Il contenuto del Quartetto si rifà all’atmosfera generale del racconto, e probabilmente cerca anche di seguirne, in termini musicali, lo sviluppo. Il tipo di scrittura adottato da Janáček sceglie di costruire la partitura basandosi non già sui classici procedimenti di elaborazione tematica, ma sulla ripetizione, continuamente variata, arricchita, intrecciata fra gli strumenti, di un materiale tematico aforistico e frammentario, dal carattere popolare. L’omogeneità della composizione viene assicurata dalla presenza di un tema ricorrente e dalla derivazione di quasi tutti i temi dalla danza iniziale.

È proprio questa danza, questo frammento tematico, che dà il tono dell’atmosfera di tutto il Quartetto, aprendo l’iniziale Adagio con moto; segue un fraseggiare dialogico, che vede tornare il tema di base come una sorta di idea ricorrente; volendo trovare un corrispettivo nel racconto, si deve immaginare che il movimento si riferisca alle conversazioni del viaggio in treno. Troviamo come secondo tempo una sorta di Scherzo, Con moto, in cui si impongono altri frammenti, un tema di Polka e un passaggio in tremolo suonato sul ponticello – un effetto particolare che contribuisce ad alzare la tensione – e un’altra idea ancora. Il terzo tempo – Con Moto, Vivace, Andante – vede un tema derivato dal primo movimento della Sonata di Beethoven, ripetuto ossessivamente e distorto, come fosse il tormento della gelosia che attanaglia il protagonista. Con il Finale – Con moto, Adagio – riappare agli archi gravi il tema che aveva aperto il Quartetto, e se ne aggiunge uno del primo violino che l’autore definisce “come in lacrime”; il dramma è compiuto e il movimento acquista un carattere di epicedio, con una calibratissima climax espressiva che si spegne solo sulle ultime battute.

CLAUDE DEBUSSY


Quartetto per archi in sol minore op.10


Composto nel 1893 ed eseguito alla Société Nationale di Parigi il 29 dicembre di quello stesso anno dal celebre “Quartetto Ysaye”, il Quartetto per archi in sol minore op. 10 è uno dei primi lavori con cui il compositore si fece conoscere da un più vasto pubblico.
L’opera ottenne un discreto successo ma lasciò perplessa la critica ufficiale, posta improvvisamente di fronte a un lavoro nuovo e audace, insolito per lo sviluppo tematico anticonvenzionale, per le innovazioni armoniche, per la scrittura di tipo orchestrale, per la viva sensibilità ritmica. Un lavoro ricco, fra l’altro, di spunti e appigli esotici che non potevano non risultare provocatori.

L’inizio del primo movimento del Quartetto è caratterizzato da una esposizione vigorosa del tema principale; questo tema, rapido e breve, concepito nel modo frigio, si afferma sin dalla prima battuta e si ripresenterà più o meno trasformato in tutto il lavoro. Il secondo tema ha l’andamento calmo e regolare di una dolce melodia ed è cantato su terzine del secondo violino e del violoncello, dal primo violino e dalla viola a un intervallo di nona. La riesposizione si svolge liberamente.

Il secondo movimento ha il carattere di un Lied: fin dalla prima battuta, numerosi divertenti pizzicati, incrociati a un tipico ritmo ostinato, danno al brano il colore di una serenata. Il dolce e carezzevole terzo tempo è ugualmente composto alla maniera di un Lied: vi compaiono due temi e il largo impiego di sordine determina effetti e sfumature speciali.
Nel Finale ricompaiono i temi dei precedenti movimenti, ma con ritmi diversi e con armonie nuove.
La composizione, nella sua forma ciclica, si conclude riccamente con improvvisi e concitati bagliori sonori.