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LUCAS DEBARGUE

Pianista LUCAS DEBARGUE

Dettagli evento
  • Data : 22 Gennaio 2024, ore 20:45
  • Luogo : Sala Verdi – Conservatorio di MIlano, via Conservatorio 2, 20122 Milano
  • Biglietti: intero 25€, ridotto 20€
PROGRAMMA

JOHANN SEBASTIAN BACH (1685 – 1750)
Da “Il clavicembalo ben temperato, Libro 1”:
Preludio e Fuga n.7 in mi bemolle maggiore BWV 852

FRYDERYK CHOPIN (1810 – 1849)
Ballata n.3 in la bemolle maggiore op.47
Allegretto

LUDWIG van BEETHOVEN (1770 – 1827)
Sonata n.14 in do diesis minore op.27 n.2 “Al chiaro di luna”
Adagio sostenuto
Allegretto
Presto agitato

FRYDERYK CHOPIN
Ballata n.4 in fa minore per pianoforte op.52
Andante con moto
Accelerando

NICOLAI MEDTNER (1880-1951)
Sonata n.1 in fa minore op.5
Intermezzo: Allegro
Largo divoto
Finale: Allegro risolto

Scarica il libretto di sala

LUCAS DEBARGUE

É la grande scoperta del XV° Concorso Ciaikovski di Mosca del 2015. Il suo dono straordinario, la sua visione artistica e la sua libertà creativa, si sono distinte al punto tale da valergli il Premio dell’Associazione dei Critici di Mosca. É ospite regolare dei palcoscenici più importanti del mondo come Philharmonie di Berlino, Congertgebouw di Amsterdam, Konzerthaus di Vienna, Théâtre des Champs Elysées e Philharmonie di Parigi, Wigmore Hall e Royal Festival Hall di Londra, Alte Oper di Francoforte, Philharmonie di Colonia, Suntory Hall di Tokyo, le sale da concerto di Pechino, Shanghai, Taipei, Seoul e naturalmente la Sala Grande del Conservatorio Ciaikovski di Mosca, il Mariinsky di San Pietroburgo e Carnegie Hall a New York.

Tra i festival con cui collabora assiduamente ci sono il Festival de la Roque d’Anthéron e il Festival di Verbier. Tra i direttori con cui ha collaborato ci sono Gergiev, Pletnev, Jurowski, Boreyko, Sado, Sokhiev, Spivakov, Norrington e de Billy, mentre tra le orchestre figurano la London Philharmonic, Toronto Symphony, Warsaw Philharmonic, Orchestre National de France e Orchestre Philharmonique de Radio France, State Philharmonic Orchestra di Amburgo, Deutsche Kammerphilharmonie di Brema, Netherlands Philharmonic, Mariinsky Orchestra, Russian National Orchestra e Yomiuri Nippon Symphony Orchestra Tokyo. Molto attivo in ambito cameristico, vanta importanti collaborazioni con Kremer, Jansen e Fröst. Nato nel 1990, intraprende un percorso musicale per nulla convenzionale.

Avendo scoperto la musica classica solo all’età di 10 anni, comincia a nutrire la sua passione e la sua curiosità con diverse esperienze artistiche e intellettuali che includono studi avanzati di letteratura e filosofia. Poi, l’incontro con Rena Shereshevskaya segna la svolta: la visione e la guida di colei che diventerà la sua insegnante di pianoforte diventano ispirazione e trasformano l’amore per la musica in impegno professionale. Debargue trae ispirazione per il suo fare musica dalla letteratura, dalla pittura, dal cinema, dal jazz e da una ricerca molto personale e attenta del repertorio. Pur mantenendo al centro dei suoi interessi il grande repertorio classico e romantico, è entusiasta sostenitore e divulgatore di opere di compositori come Szymanowski, Medtner, o Miłosz Magin. Si dedica anche alla composizione: ha già composto più di 20 opere per pianoforte solo e musica da camera come il concertino “Orpheo di camera” per pianoforte, percussioni e orchestra d’archi, eseguito in prima mondiale da Kremerata Baltica e un Trio per pianoforte composto grazie alla Fondazione Louis Vuitton a Parigi.

La Kremerata Baltica, di cui è Artista Permanente, gli ha commissionato un’opera da camera. SONY Classical ha pubblicato 5 suoi album, con musiche di Scarlatti, Bach, Beethoven, Schubert, Chopin, Liszt, Ravel, Medtner e Szymanowski. Il monumentale tributo discografico in 4 CD a Scarlatti (2019), è stato recensito dal New York Times e selezionato da NPR tra “i dieci album che accompagneranno il nuovo decennio”. Ad agosto 2021, SONY ha pubblicato un nuovo album interamente dedicato al compositore polacco Miłosz Magin, registrato insieme alla Kremerata Baltica e Gidon Kremer. L’impressione travolgente lasciata da Lucas al Concorso Ciaikovski è il soggetto del documentario To Music, diretto da Martin Mirabel e prodotto dalla Bel Air Media, presentato per la prima volta all’International Film Festival di Biarritz nel 2018.

Ė ospite di Serate Musicali – Milano dal 2017.


JOHANN SEBASTIAN BACH

Da “Il clavicembalo ben temperato, Libro 1”: Preludio e Fuga n.7 in mi bemolle maggiore BWV 852

Il Preludio, di 70 battute, è uno dei più elaborati. È in forma tripartita. Le due prime sezioni fanno da introduzione alla terza, che è una fuga a quattro voci avente per soggetto il tema del Poco andante e per controsoggetto il tema dell’Allegro deciso. La forma e il carattere del pezzo lo avvicinano alla grandiosità delle maggiori toccate organistiche bachiane.

La Fuga, di 37 battute, è una fuga tonale a tre voci di modeste proporzioni. Il movimento ha una coda che è sviluppata in tutti i divertimenti; il controsoggetto è presente in otto su nove entrate del soggetto e della risposta. La Fuga ha un carattere garbato e scherzoso.

FRYDERYK CHOPIN

Ballata n.3 in la bemolle maggiore op.47

La Ballata n.3 in la bemolle maggiore op.47 fu composta da Chopin tra il 1840 e il 1841 e pubblicata l’anno successivo con dedica a Pauline de Noailles, sua allieva. Schumann, in una recensione del 1842, ne segnalava il carattere profondamente diverso dalle due precedenti, definendola «una delle sue opere più originali». É la più danzante e volubile. Il I Tema, lirico, è il meno narrativo dei quattro primi temi, quasi duo. Segue un moto di Danza che sarà il carattere del II Tema, squisitamente fatuo. C’è aria di seduzione, anzi di civetteria. “Creata” da Chopin in un concerto alla Salle Pleyel il 21.02.’42, è la sola Ballata che conclude con una “Coda”, ma senza dare problemi agli esecutori. 

LUDWIG van BEETHOVEN

Sonata n.14 in do diesis minore op.27 n.2 “Al chiaro di luna”

Dedicata alla contessa Giulietta Guicciardi, la Sonata in do diesis minore, da principio si chiamò Lauben Sonate, avvero Sonata del pergolato, perché si diceva composta dal musicista, innamorato della Guicciardi, sotto il pergolato di un giardino. Più tardi fu il severo critico berlinese Ludwig Rellstab (1799-1860) a paragonare l’assorta immobilità del primo tempo al chiarore lunare che si diffonde nelle serate di calma sul Lago dei Quattro Cantoni. L’immagine, per la sua felice aderenza psicologica, ebbe un successo senza precedenti e procurò alla seconda Sonata dell’op.27 il titolo di Mondschein-Sonate (Chiaro di luna), con cui è entrata stabilmente nella storia dell’arte non solo musicale. L’Adagio sostenuto ha un andamento liederistico e prelude a sonorità e atmosfere impressionistiche.

Berlioz, che fu ammiratore entusiasta di Beethoven, scrisse un’analisi su questa Sonata e in particolare sul primo tempo si espresse così: «La mano sinistra spiega dolcemente larghi accordi d’un carattere solennemente triste e la cui durata permette alle vibrazioni del pianoforte di spegnersi gradatamente su ciascuno di essi, mentre la mano destra, arpeggiando un disegno ostinato d’accompagnamento, la cui forma non varia quasi dalla prima battuta melodica all’ultima, fa sentire una specie dilamento: fioritura melodica di questa oscura armonia». Alfred Cortot, nel suo celebre “Cours d’interprétation”, ha approfondito l’osservazione berlioziana, dicendo: «I crescendo del primo tempo della Sonata “al chiaro di luna” non fanno che rimuovere soltanto il fondo torbido di un’acqua stagnante la cui superficie conserva una pesante immobilità. Una cappa di piombo grava su questa musica, qualcosa che le impedisce di esprimersi con troppa forza. È un dolore che nella sua intensità si ripiega su se stesso e si distrugge».

Anche in questo caso è stato rilevato, a proposito della melodia del primo tempo inserita nei giochi armonici delle terzine, un’ascendenza mozartiana derivata dalla prima scena del Don Giovanni riguardante il duello fatale fra il protagonista dell’opera e il Commendatore. Beethoven, naturalmente, accentua il sentimento di dolore e tocca vertici espressivi senza precedenti. È un dolore, come è stato giustamente detto, che la soavità e la dolcezza dell’Allegretto attenua e ammorbidisce, segnando il passaggio verso “la vittoria della vita” virilmente esaltata nel Presto finale, tempestoso e incandescente nel suo dinamismo ritmico, senza posa e con il cuore in gola. Vigorosi e possenti accordi rinserrano il canto travolgente del terzo tempo, che si arresta solo per due battute di Adagio, di effetto psicologico straordinario, prima di concludere la corsa di angosciosa inquietudine, tra i culmini emblematici della musica romantica.

FRYDERYK CHOPIN

Ballata n.4 in fa minore per pianoforte op.52

Composta nel 1842, pubblicata a Lipsia e a Parigi nel 1843, fu dedicata alla baronessa Charlotte de Rotschild. Capolavoro straordinario per ispirazione ed eloquenza, per l’originalità dei suoi motivi e la ricchezza dell’armonia, è una pagina patetica, ora appassionata, ora triste, perfino supplicante, nella quale Alfred Cortot vedeva «una sontuosità armonica, un raffinamento di scrittura molto significativo di un nuovo orientamento di stile di Chopin…».

Questa ultima Ballata si apre con Andante con moto per sette battute d’Introduzione su un motivo di un lirismo tenero e nostalgico, che riapparirà al centro dell’opera. Il primo tema «mezzo voce» ha il carattere espressivo di un tema di Notturno, ravvivato da un piccolo disegno di crome briose. Lunghi accordi applicati su delle possenti ottave che sembrano dondolarsi, conducono alla riesposizione del tema trasformato nella sua linea melodica e abbellito da una graziosa serie di terze parallele. Un brillante Accelerando porta al secondo tema esposto di un ritmo calmo di Barcarola: poi tutto si anima con un brio che si placherà sul ritorno delle tenere inflessioni dell’Introduzione, ma in la maggiore. Queste svaniscono, come in sogno, su una Cadenza dolcissima e su leggeri arpeggi aerei scritti in piccole note.

Un sorprendente Canone a due, poi a tre voci, s’incatena immediatamente sotto gli elementi del primo tema, che prendono un carattere inquieto o tormentato ma si sviluppano e si trasformano subito in gioiosi e turbinosi trilli. Il secondo tema stesso partecipa a questa esplosione sonora che si distende sontuosamente fino ai tre grandi accordi di «fortissimo». A questa interrogazione rispondono sordamente cinque accordi lunghi e chiari. Sembrano indicare l’inizio della Coda in un tumulto pieno di vitalità, attraversato da trilli in terze, in ottavi e in accordi.

NICOLAI MEDTNER

Sonata n.1 in fa minore op.5

La Prima Sonata per pianoforte in fa minore op.5 è un lavoro in quattro movimenti composto tra il 1901 e il 1903 che risente dello stile di Skrjabin e di Rachmaninov, ma comunque originale. L’arte di Medtner acquisì sottigliezza e complessità negli anni successivi, ma questo lavoro è già la prova della sua padronanza della struttura musicale. Quando nel novembre 1902 il Compositore suonò il primo dei suoi quattro movimenti a Josef Hofmann, il famoso pianista arrivò al punto di descrivere l’opera come la più importante di tutte le composizioni per pianoforte contemporanee a lui note, definendola: «un insieme perfetto».

Come altrove nell’opera di Medtner, anche il disegno formale della musica ha una dimensione spirituale, qui suggerita dai segni espressivi del compositore. Così la turbolenta ricerca interiore del primo movimento, né risolta dalla sua fine, né alleviata dal successivo Intermezzo silenziosamente minaccioso, è seguita da un Largo divoto, che, come suggerisce il titolo, è una sorta di meditazione orante, una lotta spirituale dall’incertezza alla speranza nella preghiera. Alla fine del movimento la fiducia diminuisce, ma la conseguente agitazione del primo tema del Finale è acquietata dai toni misurati e pii del secondo, marcatamente religioso, che si rivela una versione in tonalità maggiore del secondo tema del primo movimento. 

Il materiale viene elaborato a lungo durante lo sviluppo, dove le abilità contrappuntistiche e fugali del compositore trovano libero sfogo. Nella ricapitolazione un interludio finale di incertezza e sconforto viene spazzato via dalla riaffermazione di entrambi i temi e dal suono delle campane in una celebrazione giubilante. La lotta è stata vinta.

Sala Verdi – Conservatorio di Milano

Via Conservatorio, 12
Milano, 20122 Italia
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