con il patrocinio di Martha Argerich, Cristina Muti e Fedele Confalonieri
FRANZ JOSEPH HAYDN (1732 – 1809)
Concerto in re maggiore per pianoforte e orchestra Hob.XVIII:11
Vivace
Un poco Adagio
Rondo all’Ungarese. Allegro assai
WOLFGANG AMADEUS MOZART (1756 – 1791)
Concerto n. 24 in do minore KV 491 per pianoforte e orchestra
Allegro
Larghetto
Allegretto
FRANZ SCHUBERT (1797 – 1828)
Sinfonia n.1in re maggiore D.82
Adagio – Allegro vivace
Andante
Menuetto. Allegro – Trio
Allegro vivace
Da oltre vent’anni fiore all’occhiello del Dipartimento Pre-College del Conservatorio della Svizzera italiana, l’Orchestra Giovanile della Svizzera italiana (OGSI) è il progetto orchestrale giovanile di riferimento per il Ticino. Con il sostegno dello sponsor principale, BancaStato, l’OGSI propone ogni anno tre programmi musicali di grande intensità, con concerti in Svizzera e all’estero. É composta da oltre 60 musicisti di età compresa tra i 14 e i 18 anni che vogliono proseguire la formazione per diventare musicisti professionisti. L’OGSI collabora inoltre con la Scuola di Musica del CSI e accoglie anche studenti giovanissimi che superano un’audizione per l’ammissione.
L’OGSI è una delle maggiori orchestre giovanili svizzere e ogni anno realizza un significativo programma di concerti in Ticino e a livello nazionale. Fondata nel 1999 da Anna Modesti, nell’arco dei suoi primi vent’anni di attività si è esibita a EXPO2015, al Festival delle Orchestre Giovanili (FOG), al FIJO – Festival Internacional de Jóvenes Orquestras di Alicante, al Festival Ischia – La Mortella (stagione del Teatro Greco), al Morcote Classic Festival, al LAC in occasione dei Concerti di gala per il 30° e il 35° anniversario del Conservatorio della Svizzera italiana, al Cantiere d’Arte di Montepulciano e recentemente con Ricky Martin per il Festival Moon&Stars a Locarno.
Originario di Porlamar (Isola di Margarita, Venezuela), inizia gli studi presso la Venezuela System of Youth and Children’s Orchestras. Nel 2002 diventa membro dell’Orchestra Nazionale Sinfonica Giovanile del Venezuela con la quale, sotto la guida di Dudamel, ha partecipato a tournée in Argentina, Germania, Austria, Chile, Stati Uniti d’America, Uruguay. Prosegue gli studi all’Università IUDEM di Caracas con William Molina; vince il concorso per l’Orchestra Simon Bolivar del Venezuela, con la quale ha suonato nei più importanti Teatri e per i più importanti Festival del mondo: Teatro alla Scala di Milano, Berlin Philharmonie, Musikverein di Vienna, KKL di Lucerna, Teatro Colon di Buenos Aires, Salzburger Festspiele, sotto la guida di direttori tra i quali: Dudamel, Abbado, Rattle, Barenboim, Matheuz e Vasquez.
Nel 2007 si stabilisce in Svizzera per continuare gli studi di violoncello al Conservatorio di Musica di Losanna e di Sion, con Carneiro e Rybicki-Varga, conseguendo il Master in Interpretazione e il Master of Arts in Music Pedagogy al Conservatorio della Svizzera italiana, nella classe di Enrico Dindo. Dopo aver studiato direzione d’orchestra all’Accademia Orchestrale del Lario con Gelmini, ha conseguito il diploma in direzione d’orchestra alla Hochschule der Künste Bern con Roggen e Ziemen. Dal 2014 è direttore dell’Orchestra d’archi giovanile della Svizzera italiana, dell’Orchestra del Conservatorio cantonale di musica del Vallese (Sion) e direttore musicale del Campus Musicus Orchestra dell’Accademia Tibor Varga (Sion). Nel 2018, su invito di Enrico Dindo, è stato nominato assistente direttore dell’Orchestra della Radio e della Televisione di Zagabria; ricopre inoltre la carica di assistente direttore dell’Orchestra di Bienne (Svizzera). Recentemente Ruiz è stato invitato a dirigere l’Orchestra Filarmonica di Baden-Baden, l’Orchestra da Camera di Berna e l’Orchestra Sinfonica del Lario, così come le Orchestre del Festival di Aberdeen, Sion e Ischia.
Ancora giovanissimo raccoglie i consigli di Herbert von Karajan, Luciano Berio, dello storico direttore artistico della Scala e di Santa Cecilia Francesco Siciliani, dei pianisti Mieczyslaw Horszowski e Nikita Magaloff. Debutta a 11 anni a Milano nella Sala Verdi del Conservatorio di Milano con i Solisti Veneti diretti da Claudio Scimone. Da allora suona più volte nei maggiori Festival Internazionali e presso prestigiosi centri musicali in Europa, Giappone, a Seul, Buenos Aires, San Paolo, Lima, Tokyo, Osaka, ma non solo. In Italia è ospite delle maggiori orchestre ed enti lirici e di tutte le più importanti associazioni concertistiche. All’estero ha lavorato con numerose orchestre e con direttori come Bellugi, Guidarini, Venzago, Luisi, Zedda, Manacorda, Panni, Buribayev, Pehlivanian, Jensen, Nanut, Lü Jia, Frantz, Baumgartner, Valdés, Renes, Bender, Bisanti, Ceccato, Chung – solo per citarne alcuni. Si dedica con passione alla musica da camera; importanti collaborazioni con Filippini, Larrieu, il Prazak Quartet, Ughi, il Quartetto Ysaÿe, il Quartetto di Cremona, il Quartetto d’Archi della Scala. Compositori come Vacchi, Boccadoro, Del Corno – fra gli altri – gli hanno dedicato brani. Ha tenuto concerti in Spagna, Messico, Cuba, Corea, Lussemburgo, Svizzera, Polonia, Belgio, Russia, Giappone, Sud America ed Egitto. La sua ampia discografia è corredata da autorevoli riconoscimenti. É ospite storico di «Serate Musicali – Milano» dal 1998.
Concerto in re maggiore per pianoforte e orchestra Hob.XVIII:11
Non abbiamo alcuna notizia sulla nascita del Concerto in re maggiore Hob.XVIII:11, certamente il più conosciuto ed eseguito dei Concerti di Haydn; il manoscritto non è giunto fino a noi e l’autore stesso non lo ha annotato nel catalogo delle sue composizioni. Abbiamo però la prima edizione a stampa, realizzata da Artaria, principale editore viennese di Haydn, nel luglio del 1784 e possiamo dunque fissare questa data come termine “ante quem”.
Concepito presumibilmente pensando al mercato dei musicisti amatoriali dell’epoca piuttosto che a quello dei pianisti professionisti, il Concerto in re maggiore si presenta piuttosto semplice, sia a livello strutturale sia a livello squisitamente tecnico. A un primo tempo luminoso e sereno (Vivace), segue una suggestiva pagina in la maggiore dai toni più contemplativi (Un poco Adagio), la cui idea principale viene progressivamente ornata dal pianoforte mentre tacciono del tutto oboi e corni: da notare un breve ma intenso episodio in mi minore che si ascolta per due volte e la ampia Cadenza composta da Haydn. Nel conclusivo Rondò all’Ungarese (Allegro assai) tornano i toni brillantemente scintillanti del movimento d’apertura.
Basato in realtà su una Danza popolare croata (“Siri Kolo”), è costruito su frasi irregolari di sei battute anziché di quattro e caratterizzato da frequenti acciaccature e salti di quarta e quinta e rappresenta uno dei primi importanti esempi di inserimento di stilemi popolareggianti nella musica colta.
Concerto n.24 in do minore per pianoforte e orchestra KV491
Portato a termine a Vienna il 24 marzo del 1786, il Concerto in do minore KV491 è l’unico Concerto per pianoforte scritto da Mozart in una tonalità minore. Questo Concerto si distingue dalle sue altre opere, per il carattere oscuro e introspettivo. Inizia con un’Introduzione orchestrale potente e inquietante, ponendo le basi per il drammatico confronto che si svolge tra l’orchestra e il pianoforte, che entra con una melodia lugubre, trasmettendo un senso di malinconia e contemplazione.
Il secondo movimento, caratterizzato dalle sue qualità aggraziate e liriche, offre momenti di tregua e riflessione. Qui Mozart mette in mostra la sua genialità tecnica attraverso passaggi virtuosistici di pianoforte intrecciati con un toccante accompagnamento orchestrale. La perfetta interazione tra il solista e l’orchestra crea un accattivante dialogo di emozioni. Nel movimento finale, Mozart crea un’atmosfera vibrante e vivace, in contrasto con i toni malinconici dei movimenti precedenti. Il Concerto giunge a una conclusione emozionante, testimonianza del genio mozartiano e della sua capacità di creare musica che parla alla profondità delle emozioni umane.
Sinfonia n.1 in re maggiore D.82
La Sinfonia n.1 in re maggiore, terminata il 28 ottobre del 1813, venne dedicata a Franz Innocenz Lang, rettore del Reale Imperiale Convitto Civico di Vienna nel quale l’artista sedicenne si distinse nello studio del canto e del violino. Non si sa bene dove e come venne eseguita questa Sinfonia mentre l’autore era in vita; è certo però che la prima esecuzione completa di questa partitura ebbe luogo il 5 febbraio 1881 al Palazzo di cristallo di Londra, diretta da August Manns. Nell’Adagio introduttivo, caratterizzato da vigorose figurazioni in ritmo puntato e su armonie nelle tonalità di tonica, dominante e sottodominante, si riscontrano affinità beethoveniane con l’Ouverture del Prometeo e con la Sonata Patetica. Una frase degli strumentini, sostenuta da un pianissimo di tutta l’orchestra, sfocia nell’Allegro vivace in re maggiore, avviato da un tagliente unisono seguito da una scaletta ascendente dei violini, su un ritmo spigliato e fosforescente.
Al primo tempo ne segue subito un altro di straordinaria scorrevolezza melodica, abbastanza elaborato e sviluppato alla maniera mozartiana. Su una modulazione dei fiati si ritorna al tema introduttivo e quindi il discorso assume un tono classicamente regolare, con l’immancabile Coda. L’Andante in sol maggiore in tempo 6/8 si distingue per la sua cullante cantabilità, resa particolarmente penetrante nel gioco timbrico tra gli archi e i legni, trattati questi ultimi in maniera molto delicata e suadente. La forma è quella del Lied, in cui il tema principale viene ripetuto e variato più volte in diverse tonalità. Il Menuetto si articola in due parti: la prima scandita ritmicamente e la seconda più dolcemente sfumata nell’espressione.
Il Trio, nella stessa tonalità di re maggiore, è tipicamente schubertiano per la spensieratezza e ingenuità dell’andamento melodico (ogni sezione reca il segno del ritornello). L’Allegro vivace finale in re maggiore è un Rondò costruito su due temi, contrassegnati da brillanti figurazioni in varie tonalità e da una invenzione melodica cordialmente festosa e ottimistica.